Gli Houthi ancora nel mirino. Gli Usa hanno effettuato un altro attacco contro i ribelli filo-iraniani nello Yemen il giorno dopo il bombardamento su larga scala a opera di forze americane e britanniche. Nella notte tra venerdì e sabato attacchi aerei statunitensi hanno preso di mira un sito radar utilizzato dagli Houthi per controllare il traffico marittimo nel Mar Rosso, e una forte esplosione è stata udita nella capitale Sana’a. Il raid – di portata inferiore rispetto all’offensiva precedente – è stato effettuato dall’USS Carney con missili Tomahawk, come ha riferito il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom): è stata «un’azione successiva su uno specifico obiettivo militare associato agli attacchi effettuati il 12 gennaio, progettato per ridurre la capacità degli Houthi di attaccare le navi commerciali».
«Abbiamo intercettato un missile balistico antinave ha riferito il generale dell’esercito Douglas A. Sims II durante un briefing, spiegando che il vettore non ha raggiunto nessun bersaglio -. La mia ipotesi è che gli Houthi stiano cercando di capire la situazione sul campo e di determinare quali capacità militari possono ancora sfruttare. Mi aspetto una ritorsione». E infatti, il portavoce del gruppo Nasruldeen Amer ha subito confermato che «questo attacco avrà una risposta ferma, forte ed efficace». Mentre un altro portavoce, Mohammed Abdulsalam, ha spiegato che i raid, compreso quello notturno che ha colpito una base militare a Sana’a, non hanno avuto un impatto significativo sulla loro capacità di impedire alle navi affiliate a Israele di attraversare il Mar Rosso e il Mar Arabico.
Ieri, inoltre, un nuovo blitz ha colpito la città portuale di Hodeida, sempre controllata dagli Houthi, prendendo di mira il sito da cui è stato lanciato un razzo del gruppo, come hanno reso noto fonti di sicurezza legate alla milizia. Nella prima azione militare (quella nella notte tra giovedì e venerdì), sono stati invece colpiti più di 60 obiettivi in 28 località dello Yemen, in risposta ai ripetuti attacchi missilistici e di droni contro navi statunitensi e straniere nel Mar Rosso. «Questi attacchi hanno messo in pericolo il personale americano, i marinai civili e i nostri partner, hanno messo a repentaglio il commercio e minacciato la libertà di navigazione», ha spiegato il presidente Joe Biden, che poi fa sapere di aver inviato un messaggio privato a Teheran per accusarla dell’attacco alla navigazione commerciale nel Mar Rosso. «Lo abbiamo fatto in privato e siamo fiduciosi di essere ben preparati», ha detto ai giornalisti alla Casa Bianca.
Gli Houthi hanno detto che la loro campagna marittima mira a sostenere i palestinesi sotto assedio da parte di Israele a Gaza, anche se in realtà molte delle navi che hanno attaccato non avevano alcun legame noto con lo Stato ebraico. La situazione è stata anche oggetto di una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu, nel corso della quale la Russia ha denunciato «l’aggressione armata di un gruppo di paesi contro un altro paese, non ha nulla a che fare con l’autodifesa», come ha detto l’ambasciatore Vassily Nebenzia, accusando Washington e Londra di aver violato l’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite, che chiede ai membri di astenersi dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi stato. Le azioni intraprese sono state «necessarie, proporzionate, rispettose della legge internazionale e nell’esercizio del diritto all’autodifesa», ha replicato l’ambasciatrice Usa Linda Thomas-Greenfield. Intanto, nella regione, la Turchia ha condotto attacchi aerei notturni su quasi 30 «obiettivi terroristici» nel nord dell’Iraq e in Siria «neutralizzando» 20 terroristi del Pkk nel nord dell’Iraq, dopo che il gruppo terroristico ha ucciso 9 soldati turchi venerdì.