Grandi manovre per far tornare il pm amico

Grandi manovre per far tornare il pm amico

Il Partito democratico, la Cgil, i circoli Arci, insomma tutta la Reggio Emilia che conta, quella che incarna la continuità del potere rosso nella provincia di don Camillo e Peppone: sono in tanti in queste ore a festeggiare il successo di Marco Mescolini, il procuratore della Repubblica cacciato due anni fa dal Consiglio superiore della magistratura e ora rimesso in pista del Consiglio di Stato. Per quella parte di città Mescolini era un’icona e un amico: era il pm che da Bologna era andato all’attacco della penetrazione della ‘Ndrangheta in Emilia, ma era anche il pm che aveva ritenuto immeritevoli di approfondimento le piste della sua indagine che portavano proprio verso l’ex Pci. Come il singolare fatto che alcuni suoi esponenti durante le campagne elettorali locali andassero a fare i comizi anche in Calabria, nei paesi degli insediamenti criminali.

Ora l’icona Mescolini viene riabilitata dal Consiglio di Stato, con una sentenza secondo cui il suo trasferimento non era motivato a sufficienza; non dimostrato il disagio che alcuni comportamenti del Procuratore – comprese le chat con Luca Palamara- avevano creato in Procura e in città. Ora la palla torna al Csm, con una nuova istruttoria che prenderà fino all’estate. Ma il cui approdo secondo Mescolini deve essere il suo ritorno in sella, alla guida della Procura da cui è stato allontanato.

Sulla carta, le sue chance sono poche. Nel Csm oggi c è una maggioranza moderata che, dopo avere riesaminato il caso, potrebbe arrivare nuovamente alla conclusione che Mescolini è incompatibile con Reggio. Ma anche se il verdetto cambiasse, resterebbe il fatto che il posto di procuratore ora è occupato da Gaetano Paci, nominato dal Csm con una delibera che Mescolini non risulta abbia impugnato. Anzi, non risulta neanche che abbia impugnato la delibera precedente del Csm, quella che metteva a bando il posto da lui occupato fino alla destituzione. Dunque se la nuova istruttoria concludesse per la sua compatibilità con l’ambiente reggiano, tornare in città come procuratore capo rischia di essere rivelarsi complicato. Accetterebbe di tornare come semplice pm, alla pari con i colleghi che hanno chiesto e ottenuto la sua cacciata?

Difficile. Ma le grandi manovre che si annunciano intorno alla vicenda potrebbero puntare a un piano B: convincere il Csm Che Mescolini è incompatibile solo con Reggio Emilia ma non col resto della zona. Che può tornare a guidare un altra procura, o addirittura tornare a Bologna: nella Procura dove ha fatto l’inchiesta che lo ha reso famoso, mettendo in carcere politici innocenti: tutti di centrodestra. Nella sua ardita sentenza, il Consiglio di Stato dice che il Csm ha sbagliato a allontanare Mescolini dall’intera Emilia, perché la sua inchiesta è stata un successo. Peccato che sia la stessa inchiesta di cui Roberto Pennisi, il magistrato della Procura nazionale antimafia mandato a affiancare Mescolini, e tornato a Roma prima di avere potuto iscrivere i big del Pd locale nel registro degli indagati, ha detto: «Una organizzazione mafiosa per essere tale ha bisogno di legami nella politica, nell’economia, nella finanza. Altrimenti è una normale banda di criminali e gangster. Ecco, in Emilia è mancata esattamente questa parte dell’indagine. Era l’indagine che io volevo fare, e che non è stata fatta».

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