“Siamo oltre diecimila”. È il messaggio trionfante rilanciato dagli organizzatori della manifestazione ‘Stop al genocidio del popolo palestinese’, tenutasi oggi pomeriggio nel centro di Roma.
La sinistra radicale è stata chiamata a raccolta dal movimento degli studenti palestinesi in Italia, dall’Udap (Unione democratica arabo palestinese) e dall’Api (Associazione dei palestinesi in Italia) e ha risposto sventolando per via dei Fori Imperiali e via Cavour le bandiere dell’Anpi, di Potere al Popolo e della rediviva Rifondazione Comunista. “Siamo qui per supportare la causa palestinese. È già la quarta volta che scendiamo in piazza”, dice una coppia di giovani con tanto di kefiah al collo. Non saranno stati proprio diecimila, ma tra i numerosi giovani italiani e arabi spiccava anche la sparuta rappresentanza di esponenti dell’Anpi, venuta dai Castelli romani per “sostenere la resistenza del popolo palestinesi”. I toni sono allegri, ma allo stesso tempo abbastanza accesi.
Al coro “Palestina Libera” si alterna quello più politicamente scorretto: “Israele sionista e fascista, Stato terrorista”. E, ovviamente, il discorso di apertura di tutta la manifestazione, incentrato sul tema dell’oppressione di Israele su Gaza e sulla Cisgiordania, non poteva che concludersi al grido di “Intifada fino alla vittoria”. Sin dall’inizio le musiche dallo stile arabeggiante fanno da sottofondo alla manifestazione in cui non mancano parole di condanna per l’intervento militare anglo-americano in Yemen. “Dovremmo solo ringraziare gli Houthi, gli iraniani e i libanesi che stanno scendendo in piazza e lottando contro l’Occidente che, come al solito, continua a esportare la democrazia con le bombe”, è il parere di un gruppo di giovani dei collettivi studenteschi di sinistra. “Appoggiamo inoltre l’iniziativa che ha preso il Sudafrica che ha portato per la prima volta nella storia Israele davanti al Tribunale di giustizia internazionale, dove speriamo che Israele venga finalmente processata e condannata per i crimini commessi contro l’umanità”, dice Maya Issa, presidente del movimento degli studenti palestinesi in Italia. Nel camioncino degli organizzatori che guida il corteo, infatti, oltre alla bandiera palestinese spicca quella sudafricana. “La speranza è l’ultima a morire e, oggi, si chiama Sudafrica, la nazione di Nelson Mandela”, dice una studentessa italiana che sfila tra la folla gremita di arabi e nostalgici del comunismo più duro e puro. Per tutti “Israele è il nemico dell’umanità” e Netanyahu è un criminale di guerra che sta portando avanti un vero e proprio genocidio. Sì, nessuno nega gli orrori commessi da Hamas il 7 ottobre scorso, ma chi più e chi meno li giustifica. “Quel gesto è un’azione di resistenza dopo 75 anni di oppressione sionista”, è il parere comune dei militanti in piazza che non hanno esitato a contestare e fischiare l’opposizione. “Sono tutti complici, da Elly Schlein al Movimento 5 Stelle”, ha detto un ragazzo mentre la manifestazione volgeva al termine sulle note di Bella Ciao…