Europee, rivolta nel Pd: Boldrini & Co. contro la candidatura della Schlein

Europee, rivolta nel Pd: Boldrini & Co. contro la candidatura della Schlein

Dopo il consiglio del professor Romano Prodi di non candidarsi per l’Europarlamento, ora arriva anche la resistenza del fronte delle donne Pd a mettersi di traverso. Il progetto della leader di candidarsi in tutte e cinque le circoscrizioni per le prossime elezioni europee, questo il ragionamento delle paladine dem, penalizzerebbe le donne del Partito democratico. Dalle deputate Laura Boldrini e Paola De Micheli, passando per l’ex europarlamentare Alessandra Moretti, la resistenza a Schlein è sempre più folta e convinta.

Il fronte delle donne dem

La candidatura della giovane segretaria dem, Elly Schlein, deve fare i conti con le obiezioni dei padri nobili della sinistra e, come se non bastasse, con le accuse tutte interne delle diverse correnti dem. Il femminismo ideologico di Schlein, ironia della sorte, le torna indietro come un boomerang in vista delle elezioni del prossimo giugno. Ora sono le donne Pd a ribellarsi ad una possibile candidatura da capolista della segretaria. L’ex presidente della Camera Laura Boldrini, intervenendo ieri dal convengo in ricordo di David Sassoli, ha messo subito in chiaro le cose.“Bisogna evitare in ogni modo il rischio che queste elezioni le donne vengano penalizzate, spiega Boldrini ripresa dal Corriere della Sera riflettendo sui possibili rischi di una candidatura della leader. Che poi aggiunge: “Immagino che non voglia incorrere in questo rischio, lei è una segretaria femminista”. “Candidandosi capolista nelle cinque circoscrizioni – riassume Boldrini – finirebbe per penalizzare le donne del partito”.

Un ragionamento condiviso, in larga parte, anche da Alessandra Moretti. “Valorizzare le donne – spiega l’ex vicensindaca dem a Vicenza – è un elemento chiave per costruire un programma femminista. La voce delle donne non può essere silenziata ma è essenziale per garantire quell’Europa sociale e dei diritti messi a dura prova da governi di destra come il nostro”. Livore ideologico anti-governativo a parte, l’accusa dell’ex europarlamentare ha un nome e un cognome: Elly Schlein.

Schlein rimanda la decisione

Lo stesso refrain utilizzato dalla deputata Paola De Micheli che non usa tanti giri di prole “Elly Schlein – esordisce l’ex sottosegretaria all’Economia – non deve candidarsi”. E aggiunge: “Il partito deve essere plurale. È il partito che si deve affermare, non Schlein”. Un concetto ribadito anche dalla quarta guerriera dem, la senatrice Sandra Zampa. “Le pluricandidature sono fasulle – spiega Zampa – e quindi mi attendo che Elly non proceda in questa direzione”.

Davanti a tutte queste obiezioni, come da tradizione, la segretaria Pd preferisce glissare. A domanda secca, la giovane paladina democratica rivendica di avere “sempre detto che è l’ultima delle valutazioni”. “Prima – spiega ad Agorà su Rai 3 – viene il progetto dell’Europa che vogliamo”. La sua possibile candidatura, precisa Schlein, “prescinde dalle valutazioni di altri leader e di altre forze”. Un modo elegante per rinviare la questione a data da destinarsi.

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