La Marina Militare Italiana ancora una vota protagonista di una missione internazionale di logistica e soccorso nel complesso teatro mediorientale.
Le navi Martinengo e Fasan in prima linea nel Mar Rosso
Dalla fine di ottobre, infatti, la fregata multimissione “Virginio Fasan” è nel Mediterraneo orientale, dall’indomani dello scoppio della crisi di Gaza. Un equipaggio di 150 persone, tra marinai e ufficiali che, contrariamente alle previsioni, non sono rientrati in Italia ma divenuti protagonisti di un riposizionamento legato all’emergenza ribelli Houthi e ai loro attacchi che mirano a minare il Mar Rosso come rotta commerciale. La fregata è entrata a far parte della missione europea denominata Atalanta, originariamente dedicata alla lotta alla pirateria in Somalia, successivamente allargata allar prtezione della flotta mercantile nel Mar Rosso. Una priorità politica per l’Italia che deve proteggere i suoi 154 miliardi di euro di import-export che attraversano il canale di Suez, messi a repentaglio dagli attacchi dei ribelli yemeniti, un flusso che vale il 40% del commercio marittimo del nostro Paese.
Alla nave Fasan si aggiunge poi il “Federico Martinengo” entrato nello speciale dispositivo di sicurezza: le due navi, infatti, non operano sotto il comando della coalizione internazionale guidata da Washington: la missione, infatti, ora è stata riveduta e corretta anche alla luce del re-intensificarsi degli attacchi della pirateria somala a ridosso della vicenda Houthi.
La Farnesina a lavoro per la de-escalation nel Mar Rosso
“Noi lavoriamo per la distensione, per la de-escalation, però non possiamo accettare che ci sia una limitazione del trasporto marittimo“. A dichiararlo ieri, parlando degli attacchi Houthi ai mercantili nel mar Rosso, è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenendo al Tg2Post. Il trasporto di un container dal Mediterraneo alla Cina costa oggi quattro volte di più di quanto costasse 15 giorni fa, le assicurazioni sono aumentate del 3% e i tempi sono più lunghi dovendo saltare il Canale di Suez passando per il capo di Buona Speranza. A subire danni sono i porti italiani come Genova, Gioia Tauro, Taranto e Brindisi. Solo fino a qualche settimana, fa, infatti, passavano dal Mar Rosso al Mediterraneo circa 400 navi ogni giorno: oggi quelle navi sono 250 e questo a causa degli attacchi Houthi contro i mercantili. “Bisogna impedire che questa situazione continui” ha ribadito Tajani.
Cosa accadrà alle due navi nei prossimi mesi
Le due fregate resteranno insieme per un breve periodo di pattugliamento, poi la Fasan rientrerà in Italia: la Martinengo per ora resta nell’aera di Bab el-Mandeb, mentre la Fasan sarebbe collocata più a sud a tutela del naviglio portacontainer e delle petroliere. Le due navi fanno parte della stessa classe, la Fremm, ma la Martinengo possiede un equipaggiamento più potente contro le minacce che provengono sia dal mare che dall’aria. Risulta, infatti, armata con i missili terra-aria Aster che sono in grado di intercettare sia i droni che i cruise impiegati dai ribelli yemeniti nei loro attacchi al traffico marittimo commerciale occidentale.
L’elicottero di bordo, inoltre, è fondamentale per sventare gli attacchi e le incursioni compiute mediante i motoscafi d’assalto dei miliziani ribelli. Le due imbarcazioni, inoltre, possono contare sull’importante base logistica che l’Italia possiede a Gibuti, fondamentale per rifornimenti, trasporto di uomini e mezzi. L’Italia, ha teso a chiarire la Farnesina, non ha avuto alcun ruolo nell’attacco militare contro i ribelli Houthi nello Yemen perché per partecipare ad un’azione di guerra serve l’autorizzazione del Parlamento. Il nostro Paese, infatti, ha aderito qualche giorno fa ad una dichiarazione di condanna assoluta degli attacchi che gli Houthi compiono a danno delle navi mercantili che attraversano il Mar Rosso. L’Italia è ora a lavoro perché ci possa essere una nuova missione europea, che abbia compiti ancora più ampi rispetto alla missione Atalanta.