Oggi si vota a Taiwan, piccolo Stato-isola al largo della Cina (una volta e mezzo la Lombardia) con soli ventidue milioni di abitanti (il doppio della Lombardia) che dal 1949 rivendica di essere la vera e unica Cina. Storia complicata e un po’ surreale che sta però tenendo il mondo con il fiato sospeso. Nelle urne si scontrano due schieramenti, uno che difende ad ogni costo l’autonomia da Pechino, l’altro più disponibile al dialogo con la grande Cina che da sempre e con sempre maggiore determinazione rivendica la sovranità sull’isola. E fin qui sarebbero anche affari loro, se non fosse che buona parte del mondo occidentale, America in testa, è pronta a difendere anche con le armi l’indipendenza dell’isola, cioè a entrare in guerra con la Cina, in altre parole ad aprire la Terza guerra mondiale.
C’è un libro, uscito nel 2021 negli Stati Uniti e scritto sotto forma di romanzo da due dei massimi analisti militari, che addirittura fissa la data dell’evento: 2034, da cui lo scarno titolo. Racconta come Cina e Iran alleati, dopo aver colmato il gap tecnologico con l’America, scatenano a sorpresa la tempesta perfetta partendo proprio da due aree del mondo al centro dell’attenzione e della tensione in queste ore: il mare intorno a Taiwan e l’area prossima all’Iran (proprio ieri americani e inglesi hanno colpito in Yemen le basi dei terroristi filo iraniani che imperversano nel Mar Rosso bloccando i traffici commerciali via nave dell’Occidente). «Gli autori sanno bene cosa scrivono», si legge nella recensione che il The Wall Street Journal ha pubblicato di «2034» e bisogna ammettere che tassello dopo tassello quel terribile mosaico pare comporsi davvero, comprese le mire espansionistiche della Russia di Putin e l’attacco concentrico (militare e politico, con il processo per genocidio) a Israele, baluardo dell’Occidente nel mondo islamico.
Tutto questo per dire quanto è assurdo, ridicolo e stupido che una parte della politica italiana, quella che fa capo alla sinistra, invece che guardare avanti all’ipotetico 2034 per provare a scongiurarlo, magari andando oltre un astratto concetto di pace (difficile da realizzare se c’è chi cerca e applica la guerra), si ostini a guardare indietro di cent’anni ossessionata dal 1922, anno uno dell’era fascista. Superfluo ricordare Churchill sui pacifisti dell’epoca pre-bellica: «Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore, avranno la guerra».