“Decimerebbe l’economia globale”: cosa succede se la Cina dovesse invadere Taiwan

"Decimerebbe l'economia globale": cosa succede se la Cina dovesse invadere Taiwan

Una guerra nello Stretto di Taiwan? Comporterebbe costi immani su tutti i fronti e, per quanto riguarda l’economia, sarebbe letteralmente in grado di decimare il sistema economico globale. I numeri messi nero su bianco da Bloomberng Economics sono inquietanti e sminuiscono i contraccolpi derivanti da tragedie quali il conflitto ucraino, la pandemia di Covid-19 e l’ultima crisi finanziaria avvenuta tra il 2007 e il 2008. In particolare, nel caso in cui Cina e Stati Uniti dovessero affrontarsi per il destino dell’isola, la conseguente guerra che ne scaturirebbe avrebbe un costo di circa 10 trilioni di dollari, pari a quasi il 10% del pil mondiale.

Il costo di una guerra a Taiwan

L’esito delle imminenti elezioni taiwanesi potrebbe avere un impatto sulle relazioni tra Cina e Taiwan, e influenzare anche le decisioni delle aziende di Paesi terzi in merito a future strategie relative a investimenti e produzione. La Cina continentale e Hong Kong coprono circa il 35% delle esportazioni di Taiwan, e questa quota rappresenta circa un quarto dell’import di Taipei. L’isola produce inoltre la maggior parte dei semiconduttori logici avanzati del mondo. Il capitale di mercato totale dei primi 20 clienti del gigante dei chip Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. è di circa 7.400 miliardi di dollari.

Bloomberg Economics ha quindi ragionato su due scenari: un’invasione cinese che attira gli Stati Uniti in un conflitto locale e un blocco che taglia fuori Taiwan dal commercio con il resto del pianeta. Una serie di modelli è stata quindi utilizzata per stimare l’impatto delle varie azioni militari sul pil, tenendo conto di aspetti come i contraccolpi alla fornitura di semiconduttori, dell’interruzione delle spedizioni nella regione, delle sanzioni commerciali e delle tariffe, nonché l’impatto sui mercati finanziari.

In caso di guerra, l’economia di Taiwan dovrebbe fare i conti con una contrazione del pil pari al 40% del pil. Una popolazione e una base industriale concentrata sulla costa si aggiungerebbero all’enorme costo umano ed economico di un fantomatico conflitto. Di pari passo, con la rottura delle relazioni con i principali partner commerciali disattivate e nessun accesso ai semiconduttori avanzati, il pil cinese subirebbe un colpo del 16,7%. Il pil Usa incasserebbe un –6,7%, mentre per il mondo nel suo insieme il pil calerebbe del 10,2%. Ad esser colpire maggiormente sarebbero le economie della Corea del Sud, del Giappone e dell’Asia orientale.

Gli effetti di un blocco

Per quanto riguarda, invece, un ipotetico blocco cinese su Taiwan, in tal caso l’isola incasserebbe un sonoro -12% alla voce del suo pil. Per la Cina, gli Stati Uniti e il mondo nel suo insieme, il pil nel primo anno scenderebbe rispettivamente dell’8,9%, 3,3% e 5%. Anche se il risultato delle elezioni di Taiwan non dovrebbe innescare una crisi immediata, l’esito andrà comunque a definire la direzione delle relazioni tra le due sponde dello Stretto.

Le dichiarazioni dei leader di Pechino e Washington hanno inoltre contribuito ad aumentare la tensione. Il presidente cinese Xi Jinping ha affermato più di una volta che Taiwan non è un problema che può essere “tramandato generazione dopo generazione“. Insieme ai suoi sforzi per modernizzare l’esercito, le dichiarazioni di Xi hanno innescato speculazioni non verificabili secondo cui Pechino vorrebbe completare la riunificazione di Taiwan entro il 2027.

Da parte sua, Biden ha affermato che gli Stati Uniti sarebbero pronti ad aiutare Taiwan in caso di invasione cinese. Questa franchezza ha eroso strati di ambiguità accuratamente elaborate in merito alla posizione degli Stati Uniti sul dossier spinosissimo, alimentando a Pechino la preoccupazione che gli Usa starebbero incoraggiando la turbolenza a favore dell’indipendenza dell’isola.

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