Ritocchi in vista per quella che la premier Giorgia Meloni dichiara essere la madre di tutte le riforme. Il testo sul premierato resta in officina per alcune modifiche perché la maggioranza vuole presentare un documento blindato. Si vogliono limare i punti più critici del disegno di legge, dopo l’ultimo vertice con i capigruppo del centrodestra, guidato dal ministro per le Riforme, Elisabetta Alberti Casellati. La settimana prossima dovrebbe essere depositata la bozza definitiva. Entro il 29 gennaio, poi, saranno depositati gli emendamenti della maggioranza, che non dovrebbero essere più di 8. Nessun assalto alla diligenza ma «alcune modifiche a fronte delle perplessità su alcune questioni, mosse da quasi tutti i 50 costituzionalisti ascoltati in Commissione», rende noto il presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni, esponente di Fdi. Innanzitutto si è discusso di metodo: «Eventuali, e sottolineo eventuali proposte di modifica dovranno essere presentate esclusivamente a nome di tutta la maggioranza» quindi «niente fughe in avanti di questo o quel partito», assicura il meloniano, che aggiunge: «Ci saranno solo proposte condivise, limitate allo spirito di questa riforma che tocca pochissimi aspetti. Vogliamo che sia un intervento chirurgico, che non riguardi troppi articoli della Costituzione».
Nell’incontro a Palazzo Madama si è parlato dei punti critici evidenziati dagli esperti: «Ci siamo interrogati sull’opportunità di inserire in Costituzione un premio di maggioranza del 55%», osserva Balboni. Uno degli argomenti dibattuti «è stato quello del secondo premier: così come è formulata, questa norma può determinare la possibilità di uno scioglimento delle Camere che non ha nemmeno il primo premier». Non solo: «Altro tema delicato è la fiducia: come è possibile che un premier eletto direttamente dagli elettori debba passare da un voto di fiducia alle Camere? È un paradosso…». E ancora: «Molti dall’opposizione hanno sollevato la questione dei limiti ai mandati: in tutte le democrazie ci sono limiti al numero di mandati consecutivi, anche la premier ha detto che questa obiezione è ragionevole. E quindi dovremmo interrogarci anche su questo aspetto».
In ultima analisi il sogno della premier è quello di raggiungere il massimo grado di consensi parlamentari, allargando i sì ai centristi di Italia viva; così da non ripetere l’errore che fece proprio il leader Iv: arrivare a un referendum sulla riforma costituzionale che sarebbe vissuto come un sì o un no al governo Meloni. Molto rischioso.