“Navi italiane protette dalla Marina. Boom di costi per le polizze”

"Navi italiane protette dalla Marina. Boom di costi per le polizze"

Cesare d’Amico, vicepresidente di Confitarma, la confederazione degli armatori, è anche responsabile del gruppo Cyber/Maritime Security. Amministratore delegato della società di navigazione, d’Amico gestisce una novantina di navi mercantili. In un anno la flotta transita 400 volte per il canale di Suez.

Cosa pensa della crisi nel Mar Rosso?

«Non siamo a questo punto, ma il vero pericolo è che da Suez non passi più nessuno e si blocchino i traffici. Nonostante la crisi le merci continuano a viaggiare, ma non si può andare avanti così a lungo. Preoccupa che non riusciamo a contenere i focolai di guerra in Medio Oriente, ma anche in Ucraina».

Gli houthi hanno lanciato 27 attacchi. Nel mirino ci sono anche navi italiane?

«Nessuna nave italiana è stata attaccata. Nel mirino c’è una certa tipologia di naviglio riconducibile a interessi israeliani oppure che scarica le merci in Israele. Tante navi continuano a transitare e vengono scortate da una flotta militare non irrilevante».

C’è anche la Marina italiana, ma avete bisogno di altre unità?

«Una nostra nave, assieme ad un’altra italiana, è stata scortata il 31 dicembre dalla fregata Fasan (che adesso verrà sostituita dalla fregata lanciamissili Federico Martinengo; nda). La zona a rischio si percorre in convoglio in una trentina di ore. Una nave militare in più sarebbe sicuramente meglio. Ma non era così scontato che una fregata fosse in grado di operare in breve tempo. Apprezziamo molto l’impegno della Marina militare».

Perchè il mar Rosso è così importante per l’economia globale?

«Ci passa il 12% del traffico mondiale. Solo per i container è il 30%. Per Suez transita il 40% dell’import-export marittimo italiano, per un totale di 154 miliardi».

I costi sono aumentati?

«L’aumento più visibile è quello delle assicurazioni. Se prendiamo il valore di una nave di 50milioni di dollari prima per passare dal Mar Rosso si pagava una polizza di 7mila. Adesso si arriva fino a 70mila».

La rotta alternativa è attorno all’Africa?

«Molti decidono di non transitare per Suez, ma tante navi continuano a passare per il canale. Se devo arrivare nel Mediterraneo la differenza in termini di tempo è di 15-16 giorni. In media 1,5 milioni di dollari in più».

Aumenteranno i prezzi?

«Nella situazione attuale vedo molta speculazione. Talvolta le crisi servono come scusa per gli aumenti. Il periplo dell’Africa causa un aumento dei costi importante, ma in realtà non è così automatico che questo si rifletta sul carrello della spesa».

Come proteggete la vostra flotta?

«Abbiamo un’unità di crisi interna che monitora la situazione, una nostra intelligence e siamo coordinati con Cincnav (il vertice operativo della Marina militare; nda). Le nostre navi sono tutte dotate di cittadelle, un’area blindata dove l’equipaggio può chiudersi in sicurezza e continuare a manovrare l’unità. A bordo abbiamo anche squadre armate di contractor. Siamo partiti dai barchini dei pirati somali per arrivare agli houthi con elicotteri, droni e missili».

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