La guerra tra Israele e Hamas ha delle ripercussioni a livello sportivo. La federazione internazionale di hockey su ghiaccio ha vietato a Tel Aviv di partecipare ai campionati mondiali. E la motivazione ha mandato su tutte le furie gli sportivi: secondo la IIHF, la presenza della squadra israeliana provocherebbe problemi di sicurezza. Si tratta del primo episodio a livello sportivo dallo scorso 7 ottobre, data del brutale attacco del gruppo terroristico palestinese.
In una nota diramata mercoledì, la International Ice Hockey Federation ha reso noto che il suo consiglio direttivo “ha deciso di limitare la partecipazione della squadra nazionale israeliana ai campionati IIHF fino a quando la sicurezza e il benessere di tutti i partecipanti (compresi i partecipanti israeliani) non potranno essere garantiti”. La nazionale maschile israeliana avrebbe dovuto giocare un torneo del campionato mondiale di divisione II-A in Serbia ad aprile contro varie squadre tra cui Australia ed Emirati Arabi Uniti. La squadra nazionale femminile israeliana, invece, avrebbe dovuto partecipare al campionato mondiale di divisione III-B in Estonia a marzo contro avversarie tra cui Bosnia-Erzegovina e Indonesia.
Come riportato dal Times of Israel, l’associazione di hockey su ghiaccio israeliana ha affermato che “fonti interne alla Federazione internazionale di hockey su ghiaccio suggeriscono che la causa alla base della decisione sembra essere la presunta capitolazione del presidente della Federazione, Luc Tardif, alle pressioni politiche, comprese le influenze della Russia”. L’IIHF ha invece affermato di “aver preso questa decisione dopo un’attenta considerazione e sulla base di una valutazione del rischio, discussioni con i paesi partecipanti e discussioni con i paesi ospitanti”.
La federazione internazionale non ha parlato di Paesi contro Israele e non ha menzionato la guerra in corso a Gaza. La presa di posizione di Tel Aviv è categorica: l’esclusione dai mondiali “fornisce sostegno al terrorismo e al massacro di bambini e anziani che erano nei loro letti, nelle loro case”. ”Sfortunatamente, stiamo assistendo ad un decisione pericolosa e che crea un precedente con una forte corrente sotterranea di antisemitismo, mascherata con il pretesto della sicurezza degli atleti”, la rabbia di Yael Arad, presidente del Comitato Olimpico di Israele nonché campione olimpico di judo. E c’è di più: i toni utilizzati dalla federazione internazionale di hockey su ghiaccio ricordano da vicino quelli usati lo scorso anno per annunciare la sospensione di Russia e Bielorussia a causa dell’invasione dell’Ucraina.