Nella notte tra l’11 e il 12 gennaio, la coalizione guidata da Usa e Regno Unito ha lanciato una serie di attacchi aerei contro obiettivi degli Houthi nello Yemen, la prima risposta diretta alla minaccia posta dai ribelli alle rotte del commercio internazionale che passano dal Mar Rosso. Sarebbero stati distrutti oltre 60 tra comandi, depositi di munizioni, sistemi di lancio, impianti di produzione e sistemi radar di difesa aerea. L’operazione ha visto il coinvolgimento dell’aviazione e della marina dei due Paesi e di armi ormai note per la loro efficacia, già utilizzate in diversi scenari bellici.
Missili da crociera Tomahawk
I Tomahawk land attack missile (Tlam) sono missili da crociera a bassa quota capaci di trasportare per migliaia di chilometri una testata convenzionale da oltre 450 chilogrammi. Usati per la prima volta contro l’esercito di Saddam Hussein nel 1991, questi vettori vengono lanciati da un sottomarino o una nave da superficie e percorrono a velocità subsonica rotte non lineari, in modo da evitare di essere abbattuti da sistemi di difesa aerea.
I Tomahawk sono estremamente precisi e grazie al loro sistema di guida Gps possono cambiare bersaglio o traiettoria dopo essere stati sparati, fornendo anche dettagli sul campo di battaglia grazie alla telecamera installata nel sistema. Inoltre, hanno la capacità di sorvolare un’area e attendere l’apparizione dell’obiettivo per colpire. Una caratteristica, questa, che li rende simili ai droni elencati nella categoria delle munizioni circuitanti (loitering munition).
Uss Florida: 150 missili in un solo sottomarino
Lo Uss Florida è uno dei quattro sottomarini lanciamissili a propulsione nucleare (Ssgn) di classe Ohio a disposizione degli Stati Uniti. Inizialmente pensati per trasportare armi atomiche, il vascello coinvolto nell’attacco agli Houthi e i suoi tre gemelli sono stati convertiti tra il 2005 e il 2007, permettendogli ad oggi di ospitare 154 missili Tomahawk.
“L’Ssgn rimane la piattaforma con la maggiore capacità di trasportare carichi missilistici convenzionali”, ha affermato l’ex comandante della marina Bradley Martin, sottolineando che la flotta americana potrebbe radunare un certo numero di cacciatorpediniere e riversare sul nemico una potenza di ancora maggiore, ma come unità singole e difficili da individuare i sottomarini di classe Ohio sono “in un oceano a parte” rispetto al resto dell’arsenale americano.
Cacciatorpediniere: la spina dorsale della flotta Usa
Lo zoccolo duro della flotta di superficie statunitense è composto dai 70 cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke. Questi vascelli sono dotati di una serie di armamenti offensivi e difensivi. In particolare, a seconda della loro data di produzione, possono ospitare tra le 90 e le 96 celle del Vertical launch system dei missili Tomahawk. Il Pentagono non ha specificato quali tra le navi di questa categoria presenti nel Mar Rosso hanno partecipato all’attacco.
Eurofighter Typhoon: la colonna portante della Raf
Gli Eurofighter Thypoon sono caccia multiruolo bimotore di quarta generazione e colonna portante della Royal air force britannica. Sono capaci di arrivare a Mach 1.8 e di raggiungere un’altitudine di 55mila piedi (circa 16mila metri). Il loro armamento comprende missili aria-aria, terra-aria e bombe guidate come le Paveway IV utilizzate contro gli Houthi dai quattro jet coinvolti negli attacchi in Yemen.
Questi ordigni con testate di circa 226 chilogrammi sono dotati di alette di coda che li guidano verso il bersaglio indicato dal laser o dalle coordinate Gps. Durante i bombardamenti, i Thypoon sono stati supportati da un aereo-cisterna Voyager, che ha permesso loro di restare in volo più a lungo.