Non solo difesa dalle accuse mosse, ma anche la dimostrazione di come dopo il suo dicastero nessun magistrato si è mai più occupato di agire in casi simili. Nella nuova udienza per il processo in cui è imputato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio per il caso Open Arms, è lo stesso Matteo Salvini a intervenire direttamente all’interno dell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone. Prima di rispondere alle domande, l’ex ministro dell’Interno ha rilasciato dichiarazioni spontanee precedenti il suo interrogatorio per ricostruire tutta la vicenda dall’insediamento del governo Conte 1, che vedevano assieme Lega e Movimento Cinque Stelle, per chiarire che nel programma della maggioranza c’era una politica chiara e condivisa sulle politiche migratorie e per mostrare come – dati ufficiali alla mano – non risultino aperti altri procedimenti penali per reati ministeriali che evenutalmente sarebbero stati commessi dal suo successorre al Viminale.
Le dichiarazioni spontanee
Si va “dal caso dell’Acquarius nel 2018, dove con soddisfazione non demmo un Pos e la nave andò in Spagna, passando al caso della Diciotti in cui intervennero il presidente del Consiglio Conte e il ministro Toninelli che furono concordi nel sottolineare che si trattava di un successo delle politiche migratorie condivise“. Insomma: “Ogni intervento era conseguenza dell’operatività collegiale e condivisa sulle politiche migratorie” che prevedeva anche “il coinvolgimento delle istituzioni europee“. Il leader della Lega ha aggiunto che “nel caso della Sea Watch il collega Toninelli rimproverò l’Ong di non aver atteso l’intervento della guardia costiera libica. Tutto questo per ribadire che le azioni avevano tutte un filo logico che ricalcava le scelte politiche sulla questione migranti“. L’attuale ministro delle Infrastrutture non vorrà mai sostenere “che i più di 600 episodi di salvataggio di migranti non sono state scelte mie. Ma furono scelte condivise con il governo e diedero risultati ottimi. In quei due anni il numero dei migranti salvati fu enorme con la riduzione dei morti del 50 per cento“.
Salvini: “Ho agito in piena coscienza”
Tutto questo ha fatto sì che ora il vicepresidente del Consiglio pò dirsi “orgoglioso di poter dire che per tutto il periodo in cui sono stato io ministro dell’Interno non ci fu alcun episodio luttuoso riferito a migranti, a differenza di quanto avvenuto dopo. La politica del Governo era di contrasto al traffico degli esseri umani e di coinvolgimento dell’Europa“. Rivolgendosi direttamente al Presidente del collegio, Roberto Murgia, Salvini ha ulteriormente spiegato: “Mai mi sentirà dire: ‘Non è mia responsabilità la politica migratoria’“, perché quello che lui ha fatto, l’ha fatto “in piena coscienza, ritengo di avere fatto un servizio utile al Paese“. Il segretario leghista si fa quindi “coscientemente carico di quello che abbiamo fatto con risultati assolutamente mai raggiunti, né prima né dopo, non solo in termini di contrasto al traffico di esseri umani ma in termini di vite salvate“, che era l’altro obiettivo insieme a quello di “difendere la sicurezza nazionale“.
La riscostruzione sul caso Open Arms
Si passa poi nello specifico a quello che è accaduto nell’agosto 2019 sulla vicenda del mancato sbarco della Open Arms. Già dal 2 agosto, riferisce Salvini, la nave Ong “era consapevole dell’atteggiamento del governo italiano sull’episodio. Il 9 agosto viene ribadito dalla Farnesina al governo spagnolo che il governo italiano non aveva partecipato alle operazioni di soccorso. I maltesi in quei giorni sosteneva che la nave bighellonasse a lento moto. Siamo il 9 agosto, sono passati sette giorni dal 2 e sarebbe già potuta arrivare in un porto spagnolo“. Diverse sentenze confermanto che “la nave è territorio del paese di cui il natante batte bandiera“. Secondo lui questo è un aspetto fondamentale in questa vicenda perché conferma “quello che il nostro governo sosteneva in tutte le sedi, Europa compresa, ovvero che in questo caso l‘Open Arms era ed è territorio spagnolo e dunque non può non essere coinvolto il paese“. Salvini ha aggiunto ancora: “Abbiamo assistito tutte le persone che avevano bisogno di aiuto, compresi i presunti minori, termine che non è un modo dispregiativo per identificarli, molti di loro poi si è scoperto non essere minori“.
Siamo nei giorni in cui si è aperta ufficialmente la crisi del governo gialloverde. “Giuseppe Conte, da presidente del Consiglio, ha accompagnato tutte le scelte della politica migratoria, tranne quella relativa all’Open Arms, altrimenti oggi non sarei qui“. Il comportamento dell’ex premier “spiega quello che accadde in quei giorni, quando Pd e M5S votarono per l’imputabilità del ministro Salvini. Tra l’8 e 9 agosto 2019 si aprì la crisi di governo“. Questo fatto è assolutamente “dirimente, perché mai nelle centinaia di episodi sui migranti ci fu un carteggio tra me e il presidente del Consiglio. Ricordo che diceva: ‘Matteo, a che punto siamo?’ e ci aggiornavamo. Invece, il 14 agosto per la prima volta scrive e non telefona“. Open Arms era consapevole fin dalla partenza che l’accesso in Italia non era consentito: “Quando il Tar obbligò lo sbarco l’assistenza sanitaria e la messa in sicurezza dei soggetti fragili non sono mai mancate. La Spagna intervenne con grave ritardo nel mettere a disposizione non uno, ma due porti: il fatto che nella distribuzione dei migranti l’Italia non sia stata lasciata sola è frutto del lavoro fatto dal governo nei mesi precedenti“.
Gli altri casi dopo Salvini che non hanno avuto processi
Nel corso delle dichiarazioni per il processo Open Arms, lo stesso Matteo Salvini – a processo a Palermo per non aver concesso il POS (place of safety) per 7 giorni – ha citato alcuni episodi successivi al governo Conte 1 per i quali non sono mai partiti indagini penali per reati ministeriali che, nei casi dei governi Conte 2 e Draghi, avrebbero visto eventualmente coinvolta la ministra Luciana Lamorgese. C’è il caso Ocean Viking: sbarco a Lampedusa il 14 settembre 2019, dopo quattro giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia. La stessa nave Ong è protagonista anche a Messina il 24 settembre 2019 (dopo cinque giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia), a Pozzallo il 30 ottobre 2019 (dopo dieci giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia), sempre nel porto ragusano l’11 agosto 2021 (dopo dieci giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia), il 6 maggio 2022 (dopo nove giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia).
Ci sono stati poi due sbarchi ad Augusta: della Sea Watch 4 il 17 maggio 2022 (dopo quattordici giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia) e della Geo Barents il 19 maggio 2022 (dopo otto giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia). Quest’ultima ong è arrivata anche a Taranto il 6 agosto 2022 (dopo dieci giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia). Il 27 agosto 2022 tocca alla Open Arms 1 a Messina (dopo dieci giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia. Infine, L’8, il 22 e il 30 settembre 2022 sbarcano a Taranto rispettivamente la Geo Barents e la Humanity 1 (dopo dieci, sedici e sette giorni dalla prima richiesta di POS inoltrata all’Italia).