Dopo gli attacchi condotti nella notte contro obiettivi militari Houthi nello Yemen, in molti si chiedono se l’operazione avviata da Usa e Gran Bretagna sia o meno destinata a proseguire anche nei prossimi giorni. L’unica cosa certa al momento è che l’arsenale in mano alle milizie sciite yemenite non è da sottovalutare. Il gruppo, legato politicamente e militarmente all’Iran, è nelle condizioni di resistere per diversi mesi agli attacchi provenienti da attori esterni. Dunque, dal punto di vista di Washington e Londra, è possibile pensare a un’operazione piuttosto lunga per ridimensionare la forza degli Houthi e prevenire ulteriori lanci di missili contro navi mercantili nel Mar Rosso.
A sottolinearlo nelle scorse ore è stato il Royal United Services Institute, il quale in un rapporto pubblicato sul Telegraph ha analizzato le potenzialità delle milizie yemenite e i punti di forza e di debolezza del loro arsenale. “Potrebbe rivelarsi difficile – hanno scritto gli analisti – per l’Occidente degradare efficacemente le capacità gli Houthi”.
L’arsenale nelle mani degli Houthi
La prima risorsa su cui i miliziani possono contare è l’esperienza. L’istituto con sede a Londra nel suo rapporto ha sottolineato come gli Houthi siano stati in grado di resistere a nove anni di raid compiuti da sauditi ed emiratini. “La forza principale dell’arsenale missilistico Houthi è l’esperienza – si legge nel report del Royal United Services Institute – L’aeronautica saudita conduce attacchi nello Yemen dal 2015, questo significa che gli Houthi sono diventati abili nel ridurre al minimo i danni causati dai raid”.
In poche parole, il gruppo sciita sa come evitare di veder ridimensionato il proprio arsenale in caso di attacco esterno. Considerando inoltre che gli Houthi controllano un vasto territorio nel nord dello Yemen, i combattenti sciiti hanno dalla loro nascondigli e depositi segreti da usare per eludere i raid.
Ma oltre all’esperienza maturata sul campo durante la guerra contro l’Arabia Saudita, congelata da una tregua siglata nei mesi scorsi grazie al riavvicinamento tra Riad e Teheran, gli Houthi possono contare su un arsenale importante sviluppato nell’ultimo decennio. In primis, i miliziani hanno nei vari nascondigli diversi modelli di missili in grado di colpire fino al sud di Israele. Si tratta di ordigni dalla doppia origine: in parte sono vecchi Scud sovietici girati negli anni ’90 dall’Iraq di Saddam Hussein all’ex presidente yemenita Saleh (suo amico personale), in parte invece sono ordigni di produzione iraniana.
Mezzi non certo moderni o precisi ma, come sottolineato sempre dagli analisti londinesi, potenzialmente molto dannosi. I vecchi Scud iracheni ad esempio, più volte hanno messo in difficoltà negli ultimi anni i Patriot usati dai sauditi per schermare il proprio territorio. Negli ultimi giorni poi, gli sciiti yemeniti hanno potuto lanciare fino a 27 attacchi contro navi e obiettivi occidentali. Segno di un potenziale non certo di second’ordine.
“Teoricamente l’arma più sofisticata di questo arsenale è l’Asef Asbm – si legge ancora nel rapporto – che trasporta una testata da 1.100 libbre (500 kg) e ha una portata di 250 miglia (400 km). Si ritiene che sia basato sull’Asbm iraniano Kahlij Fars e utilizzi un cercatore elettro-ottico per puntare il suo obiettivo”. Nell’arsenale degli Houthi ci sarebbe poi spazio anche per i missili Al-Mandeb 2, spesso lanciati dai camion verso gli obiettivi prefissati.
I miliziani yemeniti hanno inoltre a loro disposizione droni e imbarcazioni senza pilota probabilmente forniti dall’Iran, almeno secondo l’intelligence Usa. Mezzi con i quali quindi gli Houthi posso creare non pochi problemi e danni alle imbarcazioni transitanti dinnanzi le coste dello Yemen. “Gli Houthi – viene specificato nel report – hanno quindi una significativa capacità di attacco marittimo”.
I punti di debolezza
Ben si comprende quindi perché dei raid seppur pesanti, come quelli attuati nella scorsa notte, difficilmente potranno ridimensionare le potenzialità dell’arsenale degli Houthi. L’istituto basato a Londra è chiaro nel ritenere che la coalizione occidentale per fermare i combattenti yemeniti dovrà essere operativa per molto tempo.
Tuttavia, Usa e Gran Bretagna potrebbero sfruttare alcune importanti falle insite nell’arsenale degli Houthi. Il più importante punto di debolezza riguarda la mancanza di adeguate infrastrutture per colpire. “Le capacità di attacco marittimo degli Houthi hanno una debolezza cruciale nella carenza di vere infrastrutture”, si legge nel rapporto pubblicato sul Telegraph.
“Si ritiene – prosegue il report – che gli iraniani abbiano colmato questa lacuna fornendo informazioni dalla Mv Behshad, una nave di sorveglianza, anche se si sospetta che le sue capacità siano limitate”. È su questo punto quindi che statunitensi e britannici potrebbero puntare per cercare di aprire varchi nei sistemi offensivi e difensivi degli Houthi.