C’era una volta la Cortellesi

C'era una volta la Cortellesi

Cosa vuoi, ormai è il momento della Cortellesi. Ce la ritroveremo anche a Sanremo.

Intanto l’altra mattina, sull’onda del successo del film C’è ancora domani, l’attrice-regista è stata chiamata a inaugurare l’anno accademico della Luiss. In aula magna ha tenuto un monologo sul sessismo nelle fiabe spiegando che vanno cambiate perché sono piene di luoghi comuni maschilisti. «Mentre il potere salvifico è affidato al Principe Azzurro, Biancaneve fa la colf ai sette nani». Una cosa fra una lectio universitaria e una gag della Gialappa’s.

Ovviamente, come insegnano Propp, Bettelheim e Jung (ed evitiamo di citare Tolkien che è di destra), le fiabe non sono piene di stereotipi. Ma di funzioni, significati psicologici e archetipi. E senza scivolare nella battuta che fra Biancaneve obbligata a pulire casa e i nani condannati al lavoro in miniera forse è andata meglio alla prima, resta da dire che le fiabe non vanno cambiate, ma raccontate, tramandate e caso mai spiegate. Si chiama Tradizione. Poi se vuoi ne scrivi di nuove, con dentro Hansel e Greta Thunberg, trans e cacciatori vegani. E comunque Biancaneve fuggiva dalla matrigna, altro che patriarcato.

I fallimenti della woke-Disney non sono serviti a niente. Come sempre l’Italia, anche nella deriva della cancel culture, arriva dopo e peggio. E alla sinistra non resta che ripartire dalla Cortellesi.

C’era una volta… C’è ancora domani.

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