Viviamo politicamente nell’era dei meme, degli hashtag, di TikTok, a tal punto che anche il trapianto del ministro Lollobrigida (nella foto) fa parlare, spinto dai social finisce perfino in copertina di Dagospia, meritandosi il soprannome di Italo Bulbo, notiziona. Un’altra notizia fondamentale era Giambruno, che dopo la rottura con Giorgia si è tagliato il ciuffo (perché? Cosa c’è sotto? Si vuole rifare l’immagine, eh?).
È l’era dell’opposizione tricologica: dimmi che acconciatura hai e ti dirò chi sei. Già che ci sono, il trapianto, mi viene da pensare, è di destra o di sinistra? Bisognerebbe chiederlo a Gaber, ma Gaber è morto (con i capelli neri e lunghi, non so se tinti o meno, come quelli di Cacciari, che afferma non essersi mai tinto).
Il re del trapianto era Re Silvio, come lo portava lui nessun altro, anche lì le battute sul trapianto si sprecavano, ma lui se ne fregava, e se c’era da coprire la convalescenza di un trapianto si metteva una bandana e via.
E il riporto? Trump ha un riporto lungo mezzo metro, se è cattivo tempo diventa una bandiera al vento (ma una bandiera gialla, non a stelle e strisce), mentre Biden non sembra avere riporti ma spesso devono riportalo sottobraccio giù dal palco perché non si ricorda come scendere. Oh, Crosetto è calvo, sarà mica fascista? Ma allora lo è anche Marco Rizzo?
Elly Schlein ha l’armocromista, tuttavia quanto a acconciatura è studiata per non sembrare neppure un’acconciatura, capelli neri semplici con la riga in mezzo, non un filo di trucco, come una suora scappata da un convento. Comunque sia, cosa vogliamo farci, siamo un popolo di santi, poeti e navigatori, e soprattutto di parrucchieri. A me, cadessero i capelli, farei come Andy Warhol, al primo accenno di calvizie una bella parrucca vistosa e risolto il problema. Ma nel mio caso non sarebbe politicamente interessante.