“Se non posto li convinco che non esiste”. Sembra essere questo il ragionamento che Chiara Ferragni o, meglio, l’agenzia di comunicazione social alla quale si è affidata per cercare di uscire indenne dallo scandalo del pandoro Balocco o, almeno, per restare a galla senza affondare, sta facendo in questo momento. Da alcuni giorni, dopo un’assenza che si è protratta per oltre due settimane, l’influencer è tornata timidamente online ma senza fare alcun accenno allo scandalo legato alla vendita dei prodotti dolciari nel periodo natalizio 2022. È ripartita coi bambini, che dopo la valanga di critiche sul solito schema di sfruttamento social dei minori per lavare via i commenti negativi, sono spariti in favore di selfie della sola Ferragni. Il marito in questa operazione di ripulitura non sembra essere contemplato. Ma tutto questo sta dando i suoi frutti?
La risposta è sotto gli occhi di tutti: no. I social hanno solitamente la memoria corta ma stavolta lo scandalo è stato grande: il coinvolgimento dei bambini oncologici in un’operazione commerciale che ha portato oltre un milione di euro nelle tasche di Ferragni ha lasciato il segno. Ora anche all’estero gli esperti si stanno interessando alla vicenda, che sta diventando un perfetto caso studio sul mondo degli influencer e sul loro impatto nella società. Ferris Bühler, esperto svizzero di Pr, ha spiegato al quotidiano elvetico 20 Minuten la sua visione del caso: “Attraverso un’intelligente auto-marketing, è riuscita negli ultimi anni a costruire un’immagine accessibile e simpatica nonostante la vita di lusso. Per molte persone era la ragazza della porta accanto che faceva milioni di affari mettendosi in con i marchi. Lo scandalo attuale non si adatta affatto a questa immagine“.
Quel di cui parla Bühler è il posizionamento che Ferragni è riuscita a ottenere grazie alla capacità di cavalcare, in modo furbo e ipocrita, le battaglie che maggiormente interessano il suo bacino di utenza social, che è quello dei giovani e giovanissimi di ispirazione woke e politicamente corretto. I proclami pro comunità omosessuale o pro femminismo di Ferragni sono spesso sfociati in campagne di vendita dei suoi prodotti, non certo economici e per tutte le tasche. Ma lei era la “buona, brava e impegnata” influencer che si spendeva per i diritti di tutti, quindi perché non seguirla? La mamma imprenditrice da milioni di follower, con due bambini perfettamente “Instagrammabili” e un marito simpatico, tatuato e un po’ pasticcione: Ferragni ha portato suoi social un modello di vita in cui tanti hanno voluto immedesimarsi, irraggiungibile ma quasi tangibile e, quindi, agognabile.
Ma quel modello è crollato come un castello di carte già al momento della sanzione inflitta dall’Antitrust e ora che è indagata per truffa aggravata il danno sembra essere fuori controllo. Eppure lei è lì, è tornata e cerca di far finta di nulla, provando a spostare l’attenzione dei suoi follower, che continuano però a diminuire inesorabilmente. “Se non ne parlo non esiste”, e quindi ecco i selfie dalla cabina armadio, i sorrisi tirati, gli occhioni azzurri in bella vista. Ma i social non funzionano così e, quando consumi la tua scorta di reputazione positiva, recuperare non è così facile, nemmeno se sei Chiara Ferragni.
“Se si scusasse pubblicamente, di nuovo ma in modo credibile, e ammettesse in dettaglio i possibili errori, potrebbe tornare in affari più velocemente. Ignorare e tacere prolunga ulteriormente lo scandalo“, è l’analisi di Bühler. Anche perché, secondo l’esperto svizzero, “Gli amministratori negoziano i dettagli di una collaborazione con i partner di cooperazione e poi discute la proposta finale di contratto con l’influencer. È normalmente l’influencer a firmare il contratto. Così, il content creator sa sempre com’è un accordo e quali servizi devono essere forniti“. Quindi, secondo il ragionamento di Bühler, Ferragni non poteva non sapere.