Il danno reputazionale per Chiara Ferragni è acclarato. La domanda è se l’influencer riuscirà a risollevarsi o dovrà reinventarsi in altre attività. La risposta per il momento non c’è, servirà tempo per fare questo tipo di valutazioni ma intanto l’indagine aperta per truffa aggravata, anche se dovesse concludersi con una nulla di fatto, prospettiva non così remota, ha inciso sulla percezione del pubblico nei suoi confronti. Tutto questo, nel caso di Ferragni, si ripercuote inevitabilmente sui suoi affari, perché lei stessa è il suo brand e i suoi follower sono il bacino di guadagno. Il calo nelle preferenze social non è l’indicatore principale in questo caso, anche perché in relazione al numero di seguaci la riduzione è minima, ma è importante ciò che rappresenta.
Le aziende che hanno scelto di legare il proprio nome a quello di Chiara Ferragni, l’hanno fatto per sfruttare l’hype reputazionale positivo dell’influencer, dietro lauti, lautissimi compensi, a proprio vantaggio. Oggi che lei si trova in una situazione molto scomoda, l’hype fortemente negativo suo verrebbe trasferito sul prodotto sponsorizzato, arrecando un danno all’azienda che l’ha scelta. Quindi, chi mai pagherebbe oggi fior fiore di migliaia di euro per instaurare una collaborazione con Ferragni, sapendo che questa avrebbe un impatto negativo sul pubblico? Domanda retorica, che però serve a spiegarci quali ragionamenti si stanno compiendo ora in seno alle aziende che hanno scelto il passato l’influencer come testimonial.
Safilo, appena la nave ha iniziato ad affondare, non ha nemmeno aspettato che l’orchestra finisse di suonare per abbandonare: violazione contrattuale e rescissione poche ore dopo la notizia della sanzione dell’Antitrust. Coca-Cola ci ha messo qualche giorno in più a prendere la sua decisione, annunciando di aver messo in stand-by lo spot registrato con l’influencer a dicembre, che sarebbe dovuto andare in onda a fine gennaio in concomitanza con Sanremo. E non era ancora stata data informazione dell’indagine aperta per truffa. Monnalisa, brand che produce abiti per bambini e che starebbe “facendo valutazioni” sul futuro con Ferragni e sembra essersi innescato un pericoloso effetto domino, che quando si avvia è poi difficile da fermare.
I marchi che starebbero valutando il da farsi, e considerando anche le cifre milionarie in ballo non sono decisioni facili da prendere, sono numerosi. Tod’s, Calzedonia, Intimissimi, Morellato, Pantene e Nespresso sono collaborazioni storiche dell’influencer che potrebbero presto interrompere le partnership anche perché è prassi in questi casi inserire nei contratti le clausole di “buona condotta“, in modo tale che il testimonial possa sempre incarnare i valori etici del brand. A chi è andata forse peggio è all’azienda Arval Cosmetici, che ha firmato il contratto con Ferragni pochi giorni prima dell’esplosione della bolla. L’impatto sui conti Ferragni potrà essere valutato solo tra qualche mese ma non si prospetta un anno facile per l’influencer.