La protesta dei contadini, che da giorni sta paralizzando strade e città e promette di durare, non è una notizia degna di nota per i nostri media. Eppure, si tratta della più grande protesta sociale in Germania dal dopoguerra.
Sì, il fatto viene riportato, ma con la sordina e senza informare delle ragioni e delle cause della protesta. Abbondano le notizie su quante città sono coinvolte, da Brema ad Amburgo, da Monaco fino alla Porta di Brandeburgo a Berlino, e quanto massiccia sia la partecipazione, a cui adesso si aggiungono anche i trasportatori. Le foto che circolano mostrano le strade extraurbane letteralmente invase da trattori e macchine agricole per decine di chilometri, mentre nelle città ci sono picchetti e comizi improvvisati.
Oltre ciò, è doveroso riportare la motivazione di un tale congestionamento e i cronisti non si sottraggono: la protesta origina dal taglio dei sussidi da parte del Governo. Una volgare questione di soldi, insomma, che già qualifica, anzi squalifica. Poi una nota positiva: tutto si è svolto civilmente, senza scontri. Offerta però con sorpresa e sollievo, lasciando intendere che da gente simile ti aspetteresti la violenza. Eh sì, perché pare, anzi è accertato, che siano vicini alla destra estrema, il che è conclusivo: se sono di destra hanno torto a prescindere.
Solo in fondo, quando ormai il giudizio del lettore è formato, si riporta che il sussidio cancellato (ma poi subito ripristinato dal Governo) è quello sul gasolio. Ah, ma allora sono i cugini dei «gilet gialli» francesi, i vecchi amici di Di Maio, allora ministro, e Di Battista, il pasdaran? Ma quella protesta stava sempre in prima pagina, con ampi servizi. Com’è che questa invece interessa poco?
Beh, innanzitutto questi protestano contro un Governo a forte trazione rosso-verde, mica contro il liberale Macron. C’è una bella differenza. Poi, la questione più rilevante: il gasolio è cambiato. Sei anni fa non faceva nemmeno il solletico alle ideologie gretine, che col vento in poppa avevano appena insediato al Parlamento Europeo e dentro la Commissione i paladini dell’ambientalismo green, quello ideologico e feroce. Oggi siamo in un’altra epoca. Dovunque quelle politiche stanno sbattendo il muso sulla realtà socio-economica. Ormai si afferma un giorno sì e l’altro pure che dei fossili non possiamo fare a meno, pena quella decrescita che si palesa infelice anziché no, in Germania più che altrove. I tedeschi, dopo aver pervicacemente proceduto alla chiusura delle centrali nucleari, hanno dovuto riaprire quelle a carbone, poiché la loro strategia energetica fondata sul gas russo è saltata. Anzi, gliel’hanno fatta saltare, col tritolo nel Mar del Nord, i gasdotti Nord-Stream 1 e 2. Una vera e propria guerra dell’energia che ha gettato quella che era la locomotiva d’Europa in una profonda crisi economica, costringendo il Governo a tagliare le spese. È questa la causa prima della protesta, l’energia, e per questo non è opportuno farla emergere, per poter continuare quella narrazione ambientalista che sta devastando il sistema produttivo europeo. Ecco dunque che nei reportage sono i contadini a essere etichettati come ideologici, nemici di quelle politiche sante che vorrebbero eliminare i fossili dall’agricoltura.