In crisi di idee e di abbonamenti, nel 2024 Netflix cercherà di invertire la rotta guardando al passato. Negli ultimi due anni il colosso mondiale dell’intrattenimento ha cominciato a segnare il passo, il numero degli utenti per la prima volta è calato e la produzione di contenuti all’insegna della cultura woke e dei dogmi politicamente corretti sembra aver stancato buona parte del pubblico. Così a Los Gatos, quartier generale della piattaforma californiana, si è deciso di correre ai ripari.
Fra le uscite più attese di quest’anno ci sono tre produzioni che attingono ad altrettanti classici della letteratura latino-americana del ‘900. L’attesa è spasmodica, soprattutto per verificare se si è scelto di rimanere fedeli alle opere letterarie oppure, ancora una volta, si è preferito stravolgerne il contenuto attraverso le lenti deformanti dell’ideologia. Un esempio di questi giorni, che non riguarda Netflix, è la versione woke de Il giro del mondo in 80 giorni, in onda su Raidue, in cui la produzione britannica, fra le altre cose ha cambiato il colore della pelle del valletto di Phileas Fogg, Passepartout, facendolo diventare nero.
Tornando a Netflix, quest’anno vedremo il film sul romanzo Pedro Páramo di Juan Rulfo, il più grande scrittore messicano del secolo scorso, la serie tivù tratta da Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, l’autore colombiano Premio Nobel nell’82, e la trasposizione televisiva di L’Eternauta, la storia a fumetti argentina pubblicata alla fine degli anni ’50 diventata di culto per la graphic novel internazionale.
Al momento sulle tre opere targate Netflix trapelano pochissime informazioni. Circolano una foto scattata sul set di Pedro Páramo, un breve trailer sulla lavorazione dell’Eternauta, che sarà interpretato da Ricardo Darín, l’attore più famoso d’Argentina, e poche immagini di Macondo, il villaggio immaginario dove García Márquez ambienta la saga della famiglia Buendía, ricostruito nella provincia di Tolima. A quanto pare sarà proprio Macondo il titolo della serie, in 16 episodi.
Le aspettative di chi si augura una versione fedele allo spirito originale sono riposte nel fatto che la realizzazione è stata affidata a registi, sceneggiatori e attori locali e non appaltata a Hollywood. Nel caso della serie tratta da Cent’anni di solitudine, poi, c’è l’avallo degli eredi dello scrittore: «Ci sembra importante – ha detto Rodrigo García Barcha, figlio dell’autore e regista cinematografico – che l’opera venga diffusa attraverso uno strumento potente come una serie televisiva. Abbiamo lasciato spazio e libertà a chi sta lavorando al prodotto, ma seguiamo la lavorazione da lontano». La regia è affidata all’argentino Alex García López (già autore di serie fantasy come The Witcher e Utopia) e alla colombiana Laura Mora, che ha realizzato una serie tv sulla vita del narcotrafficante Pablo Escobar. Per dirigere il film tratto dal romanzo di Rulfo è stato chiamato il messicano Rodrigo Prieto, già direttore della fotografia per Martin Scorsese, Pedro Almodóvar e Oliver Stone. «Dopo aver lavorato in Barbie e The killers of the Flower Moon – ha spiegato – mi sono subito buttato su questo progetto. Sento una grande responsabilità perché Pedro Páramo è un romanzo che ha lasciato il segno in tutta l’America Latina. La storia si svolge durante la rivoluzione messicana in un villaggio dove persone defunte sono diventate fantasmi».
La vicenda raccontata nell’Eternauta è invece ambientata in una Buenos Aires spettrale e deserta a causa di una nevicata radioattiva che precede un attacco alieno. Questo nella versione originale di Héctor Germán Oesterheld, disegnata da Francisco Solano López. Nell’adattamento tv, pare che l’invasione extraterrestre sia stata trasformata in una misteriosa pandemia, ma anche in questo caso i dettagli filtrano con il contagocce. Regista è l’argentino Bruno Stagnaro, collaudato direttore e sceneggiatore di film e serie tv, mentre Ricardo Darín sarà Juan Salvo, il protagonista, l’uomo che viaggia nello spazio e nel tempo.