Il più grande sindacato bancario italiano si schiera contro la nascita di un terzo polo del credito con al centro Mps. L’eventuale creazione di un terzo polo bancario, dopo Intesa e Unicredit, «schiaccerebbe inevitabilmente le piccole banche che, nel medio termine, rischierebbero grosso», ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervenendo al 128esimo Consiglio nazionale in corso a Milano. E ha aggiunto: «In silenzio e senza squilli di trombe, la Bce ha in mente una precisa strategia: arrivare alla diminuzione dei grandi gruppi bancari, spingendo il più possibile verso ulteriori aggregazioni».
Il risanamento di Mps, infatti, ha riacceso le ipotesi di un risiko bancario che potrebbe portare, con la benedizione del Tesoro e del governo, a un`integrazione con Banco Bpm o Banca Bper. Magari entrambe. Al momento non si è vicini a tutto questo, sia Bpm che Bper dicono di non essere interessate. Ma l`ipotesi nei corridoi del mercato rimane viva. «Il risiko bancario potrebbe riattivarsi da un momento all’altro», ha proseguito Sileoni, «perché al di là delle dichiarazioni di facciata, io conosco bene quello che gli amministratori delegati decidono spesso di non dire e di nascondere». Ieri i titoli di Mps (-3,3%), Bpm (-4,8%) e Bper (-3,8%) sono stati i peggiori del listino principale di Piazza Affari. Per il segretario generale della Fabi non dovrebbe essere scartata l`ipotesi di mantenere Mps autonoma e per questo recapita un messaggio al ministro dell`Economia, Giancarlo Giorgetti che più volte si è detto favorevole al terzo polo: «L’eventuale mancata nascita del nuovo polo prevederebbe automaticamente un Paschi di Siena autonomo nel tempo; per centrare questo obiettivo la proroga di uno o due anni alla Bce va chiesta ora». A novembre il Mef ha venduto il 25% di Mps, incassando 920 milioni. Si è trattato di un primo passo verso la privatizzazione dell`istituto che, in base agli accordi presi con Bruxelles, dovrebbe essere completata entro l`anno. Il vertice di Mps, ha aggiunto Sileoni, «insieme al Mef dovrebbero esporsi un po` di più verso la stessa Unione europea, indicando chiaramente» se intendono «mantenere una grossa banca macroregionale come è ora» o se «partecipare alla nascita di un terzo grande gruppo».
Infine, il capo della Fabi riconosce a Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo, di aver giocato un ruolo fondamentale con la sua presa di posizione sull`aumento di 435 euro riconosciuto ai bancari nell`ambito dell`accordo sul rinnovo del contratto. «L`iniziativa di Messina – ha affermato Sileoni- al nostro congresso nazionale ha avuto un merito innovativo ed esclusivo che fino a oggi non è stato sottolineato da nessuno. Messina ha sparigliato il campo, ha rivoltato il tavolo, ha interrotto generazioni di rituali spesso inutili e ipocriti».