Solo Donald Trump poteva riuscire nell’impresa di trasformare una (potenzialmente) noiosa discussione tra avvocati e giudici sui criteri di interpretazione della Costituzione in un’avvincente battaglia dialettica, degna dei migliori courtroom dramas. È accaduto martedì davanti alla corte federale d’Appello di Washington, dove il legale dell’ex presidente, John Sauer, ha sostenuto l’argomento dell’immunità presidenziale rispetto alle accuse mosse dal procuratore speciale Jack Smith, per la tentata sovversione del voto del 2020 e l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021. Controparte, l’avvocato dell’accusa, James Pearce. A giudicare, tre donne: J. Michelle Childs e Florence Pan, nominate da Joe Biden nel 2022, e la giudice anziana Karen LeCraft Henderson, nominata da George H.W. Bush nel 1990. Presente in aula, per la prima volta dopo mesi, lo stesso Trump, che è rimasto seduto in prima fila, in silenzio, ascoltando con attenzione i 75 minuti di discussioni, prendendo appunti e passando note al suo avvocato. Il tycoon si era pronunciato prima di arrivare in aula: «Se non otterrò l’immunità, allora non la otterrà nemmeno il corrotto Joe Biden». Evidente, con la sua presenza, il tentativo di sfruttare mediaticamente l’occasione in vista dei caucus in Iowa della prossima settimana, che apriranno la stagione delle primarie. Il procuratore Smith, che vuole andare a processo prima delle elezioni di novembre (la data di inizio è al momento fissata per il 4 marzo), aveva tentato di bypassare questo passaggio chiedendo alla Corte Suprema di pronunciarsi con urgenza sulla questione. I nove «justices» del massimo tribunale Usa hanno per ora respinto il suo invito, sapendo che in ultima istanza saranno comunque loro a decidere. Le tre giudici d’Appello non hanno invece fissato una data per il loro pronunciamento, ma hanno indicato di voler procedere rapidamente. L’argomento dei legali del tycoon è semplice: i presidenti non possono essere perseguiti penalmente per le azioni compiute nell’esercizio delle loro funzioni, a meno che non siano prima sottoposti a impeachment e condannati dal Congresso. Altrimenti, si aprirebbe un vaso di Pandora dalle conseguenze imprevedibili. La giudice Florence Pan è intervenuta, portando alle estreme conseguenze il ragionamento di Sauer. «Un presidente potrebbe ordinare ai Navy Seals di assassinare un rivale politico? Un ordine ai Seals sarebbe un atto ufficiale», ha chiesto. «Prima del processo dovrebbe essere rapidamente sottoposto a impeachment», la replica. «Quindi la sua risposta è no», ha incalzato la giudice. «La mia risposta è un sì argomentato», ha dovuto ammettere Sauer. Lo scetticismo del collegio d’Appello è stato confermato dalla giudice anziana Henderson, di fronte all’argomento che le azioni di Trump che portarono al 6 gennaio altro non erano che il tentativo di «proteggere» l’integrità del processo elettorale. «Penso che sia paradossale affermare che il suo dovere costituzionale di prendersi cura fedelmente delle leggi gli permetta di violare il diritto penale», ha affermato. Dopo l’udienza, Trump ha convocato i giornalisti: «Non ci può essere un presidente senza immunità, bisogna averla per poter fare il proprio lavoro», ha insistito il tycoon.