Sgarbi finisce indagato. “Ma la perizia chiarirà”

Sgarbi finisce indagato. "Ma la perizia chiarirà"

Il caso del quadro del Seicento attribuito al senese Rutilio Manetti trascina Vittorio Sgarbi nella bufera politico-giudiziaria. Mentre il critico d’arte risulta indagato per autoriciclaggio di opera d’arte, le opposizioni insorgono e nell’Aula della Camera Partito democratico, Movimento cinque stelle e Alleanza verdi e sinistra chiedono la revoca del suo incarico di sottosegretario alla Cultura. Da parte sua, Sgarbi ha negato di avere ricevuto un avviso di garanzia che lo informava di essere indagato, come invece rivelato dal Fatto che invece ha diffuso la notizia di una inchiesta a suo carico a Macerata, dove risiede, poi confermata dal procuratore Giovanni Fabrizio Narbone. Qui per competenza territoriale, sarebbero stati trasmessi gli atti giudiziari provenienti da Imperia. «Se i magistrati vogliono vedere il quadro, sono a disposizione per farlo vedere e analizzare da un perito dei magistrati. Così questa vicenda si può risolvere rapidamente», chiarisce subito il critico d’arte. L’opera in questione, ovvero «La cattura di San Pietro» fu rubata nel 2013 dal Castello di Buriasco, vicino a Pinerolo, nel torinese, ed era di proprietà di un’anziana signora, di nome Margherita Buzio.

Opera riapparsa solo otto anni dopo in una mostra a Lucca, dal titolo «I pittori della luce», il cui pezzo forte era proprio l’inedito di Manetti. Con un dettaglio in più: una torcia nel fondale, che non appare invece nella foto dell’Anticrimine che indagava sul quadro rubato. «Il mio dipinto è diverso da quello della signora si dice sicuro con IlGiornale il sottosegretario – che infatti nella sua denuncia scrive: riproduzione dell’originale che si trova in Vaticano. Il mio ha una fiaccola bellissima che illumina lo spazio con una colonna meravigliosamente illuminata. Si trovava a Viterbo in una villa di campagna che ho comprato». Il noto critico d’arte è sicuro che si tratti di due dipinti diversi: «Il suo ha degli elementi diversi da quello che ho trovato io». Nota l’esperto d’arte che «molto spesso questo pittore ha la tecnica di mettere una lucerna che è la chiave del mio quadro bellissimo» e che «l’indagine consentirà di fare una perizia sul quadro, chiarendo la situazione una volta per tutte».

Tra i più agguerriti nel chiedere che la premier prenda provvedimenti sul caso Sgarbi, c’è il presidente grillino Giuseppe Conte secondo il quale vi è il ritorno a «un pericoloso intreccio tra politica e affari, i comportamenti di cui la presidente del Consiglio non può tacere». Anche la deputata Pd Irene Manzi parla di «accuse molto gravi» per il sottosegretario che richiedono decisioni serie ed immediate da parte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano». E anche su questo punto Sgarbi, come sempre, non le manda a dire: «Delle opposizioni penso che siano più ignoranti dei giornalisti che hanno fatto l’inchiesta». L’ipotesi dimissioni? «Se l’Antitrust giudica incompatibile la mia carica io mi dimetto, non sulla base di inchieste giornalistiche basate sulla retorica».

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