“Operato per un cancro alla prostata”: il retroscena sul capo del Pentagono

"Operato per un cancro alla prostata": il retroscena sul capo del Pentagono

Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, ha subito un intervento per un cancro alla prostata. Il dettaglio sulle condizioni del generale giunge dopo giorni di polemiche che hanno incendiato il dibattito politico americano, arrivando perfino a chiederne le dimissioni. L’incarico di Austin non sembra per ora in pericolo, ma qualcuno dovrà pagare al Pentagono per l’incredibile vicenda del silenzio sul suo ricovero in ospedale di cui non era informato nemmeno il presidente. “Qualche testa deve cadere“, aveva titolato Politico il 7 gennaio scorso. Il segretario alla Difesa rimane per ora ricoverato in ospedale, ma è operativo e ha avuto un colloquio sabato con il presidente Joe Biden, pronto a rinnovargli la sua fiducia: lo ha reso noto il suo addetto stampa, il maggiore generale Pat Ryder. Nel frattempo, anche il Pentagono ha fatto sapere che non si sa ancora quando sarà dimesso. Ma la vicenda sembra destinata a gettare un’ombra sul futuro: la “situazione” legata al ricovero non è stata “ottimale” e “non sarebbe dovuta andare così” secondo il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, sottolineando che il presidente ha chiesto al capo dello staff della Casa Bianca di attivare le procedure per “garantire che non accada di nuovo

Il mistero sul ricovero di Austin

L’operazione chirurgica, che per qualsiasi comune mortale resterebbe circoscritta alla privacy del paziente, è divenuta di dominio pubblico nelle ultime ore, scatenando un terremoto politico a Washington. Il 6 gennaio scorso, si era diffusa la notizia del ricovero presso il Walter Reed National Military Medical Center dal primo gennaio, per un problema medico che non era stato specificato. A rendere noto il ricovero, direttamente il Pentagono, senza fornire dettagli sulle sue condizioni di salute per motivi di “privacy”, spiegando solo che Austin, 70 anni, avrebbe avuto “complicazioni a seguito di una recente procedura medica elettiva“. Austin, in via di guarigione, come specificava una nota al comunicato, si augurava di riprendere il giorno dell’Epifania le sue piene funzioni. A sostenerlo nel momento di impasse, la numero due del Pentagono, Kathleen Hicks, pronta ad assumere le funzioni di Austin in qualunque momento si fosse reso necessario, dopo il ricovero del Segretario alla Difesa.

Il tardivo comunicato alla Casa Bianca sul ricovero di Austin

Il ricovero, tuttavia, non era stato comunicato alla Casa Bianca, generando frizioni fra Pentagon City e Pennsylvania Avenue. A riverlaro era stato Politico, citando due funzionari statunitensi, secondo i quali il ricovero del capo del Pentagono era stato tenuto nascosto per tre giorni e rivelato solo a emergenza finita. Secondo quanto riportato, il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e altri alti funzionari della Casa Bianca non hanno saputo del ricovero di Austin fino a quando il Dipartimento della Difesa non ha inviato la notizia il 4 gennaio. Sullivan avrebbe poi informato Biden poco dopo la notifica di giovedì. Kelly Magsamen, capo dello staff di Austin, avebbe inviato una mail per informare i vertici militai e civili del Pentagono dello stato di salute del ministro della Difesa. Sia la mail che l’annuncio pubblico diramato due ore dopo contenevano informazioni molto scarne. Al Congresso è stato notificato solo un quarto d’ora prima del comunicato pubblico. Un silenzio inaccettabile sulle condizioni di salute di uno degli uomini più potenti d’America e del Mondo: un’omissione ancora più grave in tempo di guerra, in cui il n.1 della Difesa non può assentarsi all’improvviso (rischiando la vita) senza comunicarlo al suo comandante in capo.

La furia dei repubblicani contro il generale Austin

La bagarre politica non ha tardato ad arrivare e ha visto in prima linea i repubblicani: primo fra tutti Donald Trump che vuole la testa del generale. Chuck Hagel, già segretario alla Difesa durante l’amministrazione Obama, ha sostenuto con veemenza che il Pentagono dovesse assolutamente comunicare al Consiglio di Sicurezza nazionale notizie sulle condizioni di Austin e su dove si trovasse. “Il Consiglio fa parte della squadra, fa parte della famiglia“, ha dichiarato durante una breve intervista. “Il presidente deve sapere dove si trovano i membri del suo gabinetto in ogni momento“. Il senatore del Gop Tom Cotton, membro della Commissione Forze armate del Senato, ha portato la vicenda già su un altro livello: le intenzioni di Austin. Perchè non ha ritenuto di dover comunicare la sua indisposizione alla Casa Bianca? Quali regole avrebbe infranto? Roger Wicker, il repubblicano più alto in grado nella commissione Forze armate del Senato, dopo aver definito “inaccettabile” quanto successo, ha chiesto: “Che ruolo ha avuto lo staff del segretario alla Difesa? Quando è stato informato il Presidente? Quale giustificazione aveva il Dipartimento per non fornire informazioni al Consiglio di sicurezza nazionale? In che misura il segretario era incapace di agire a causa del suo intervento chirurgico?“. “Tutto questo è molto preoccupante” – ha fatto eco il collega di partito e nella commissione, Jim Banks.

Austin difende il suo diritto alla privacy: cosa dice il protocollo

Austin, dal canto proprio, si trincera dietro il diritto alla privacy: “Riconosco che avrei potuto fare un lavoro migliore per garantire che il pubblico fosse adeguatamente informato. Mi impegno a fare meglio. Ma è importante dirlo: questa era la mia operazione e mi assumo la piena responsabilità delle mie decisioni sulla sua divulgazione“. E, in effetti, il diritto sembra essere dalla sua parte: non esiste un protocollo standard per annunciare il ricovero di un segretario alla Difesa o l’incapacità temporanea di svolgere il suo lavoro, secondo Brad Carson, ex sottosegretario e chief management officer dell’Esercito Usa.

In realtà, dovrebbe dipendere dalla gravità delle condizioni del paziente e, presumibilmente, le condizioni di Austin non hanno richiesto accortezze simili. Carson ha perciò ribadito: “Se fosse incapace, il Congresso vorrebbe sicuramente saperlo. Ma se fosse ancora in grado di prendere decisioni, anche sotto la supervisione di un medico, non credo che il Congresso debba essere informato in questi casi“. Un caso che per molti analisti rimanderebbe alla vicenda del generale Eric Smith, comandante del Corpo dei Marines, ricoverato in ospedale dopo un attacco di cuore il 29 ottobre: in quell’occasione il Dipartimento della Difesa rilasciò una dichiarazione nel giro di poche ore.

Leave a comment

Your email address will not be published.