I cani non si possono più mangiare, la svolta in Corea del Sud

I cani non si possono più mangiare, la svolta in Corea del Sud

Dopo la scelta già effettuata da altri paesi asiatici, anche la Corea del Sud si prepara a dire addio alla vendita di carne di cane: il testo della nuova legge, che diventerà tale a seguito delle firma del presidente, è stato approvato dall’Assemblea nazionale con 208 voti favorevoli e nessuno contrario.

Si tratta di una svolta epocale per il Paese, dato che uno dei suoi piatti storici, la Bosintang, è una zuppa che include proprio la carne di cane come ingrediente principale: la pietanza, come da tradizione, si consuma in genere durante i Bok Nal, i cosiddetti “giorni del cane” e si ritiene che possa rinvigorire il corpo umano e favorire la virilità. La tradizione affonderebbe le radici forse addirittura nel periodo preistorico, dato che ossa di cane furono rinvenute nell’insediamento neolitico di Changnyeong (nel Gyeongsang Meridionale). Si ricorda anche il tema di un dipinto su muro nel complesso funerario del IV sec. d.C. di Goguryeo (Hwanghae Meridionale) in cui è raffigurato un cane macellato in un magazzino. A ciò si aggiunga, anche il fatto che nel 2006 la carne di cane era stata la quarta più consumata in Corea dopo manzo, pollo e maiale. Tutto questo per sottolineare la storicità della decisione del parlamento, nonostante la strenua difesa delle proprie tradizioni fatta soprattutto dai meno giovani.

L’industria della carne di cane ha pertanto i giorni contati, anche se verranno concessi ulteriori 3 anni di tempo alle aziende per adeguarsi alla nuova normativa: il che significa che a partire dal 2027 in Corea del Sud sarà fatto divieto di macellare, allevare,commerciare e vendere carne di cane per il consumo umano. Per i trasgressori sono previste pene che prevedono anche la detenzione in carcere per tre anni. Nessuna pena, tuttavia, è stata prevista per il consumo della carne di cane.

Sono quindi risultati vani gli sforzi profusi dagli allevatori e dai rappresentanti dei vari settori connessi all’intero comparto, di evitare la messa al bando dell’alimento. Secondo recenti stime, nel Paese ci sarebbero a tutt’oggi tra i mille e i 3mila allevamenti, con un numero di cani destinati ala macellazione che oscilerebbe tra i 500mila e il milione di capi.

Secondo quanto previsto dal disegno di legge, negozianti, ristoratori, allevatori e addetti alla macellazione avranno 3 anni di tempo per adeguarsi alla norma e dovranno presentare alle autorità locali un piano di conversione della propria attività o chiudere.

Al momento la pratica resta legale in Cina, nello stato del Nagaland in India, in Indonesia e Vietnam , per quanto riguarda l’Asia, e in Namibia, Nigeria e Ruanda per quanto concerne l’Africa.

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