Per effetto della proroga eccezionale riconosciuta ai Comuni per comunicare le aliquote Imu da applicare, differimento concesso esclusivamente per l’anno 2023, alcuni contribuenti italiani dovranno versare entro la fine del prossimo mese la “terza rata”, in concreto il conguaglio dell’imposta municipale unica 2024.
La terza frazione della tassa gravante sulla proprietà o il possesso di unità immobiliari (escluse le prime case), aree fabbricabili e terreni agricoli, è stata inserita con un emendamento nell’ultima legge di Bilancio, e dovrà essere pagata, qualora essa sia dovuta, entro il 29 febbraio 2024: per alcuni cittadini ciò potrebbe significare dover far fronte a un aumento retroattivo dell’imposta da versare.
Lo scorso anno alcune piccole amministrazioni comunali, per la precisione 213, (gran parte municipi sotto i 20 mila abitanti e solo 5 comuni oltre i 20 mila), non sono riuscite a inviare al ministero dell’Economia e delle Finanze le delibere sulle aliquote Imu da applicare ai propri contribuenti entro i termini previsti di norma. Qualora si verifichino casi del genere, solitamente vengono applicate le aliquote dell’anno precedente, ma per il 2023 si è deciso di procedere in maniera differente, concedendo ai Comuni una deroga per evitare di far fronte a dei consistenti ammanchi nelle proprie casse.
Abitualmente l’Imu si paga in due rate: la prima, l’acconto, con scadenza a giugno, viene addebitata al contribuente sulla base delle aliquote fissate per l’anno precedente dal Comune nel quale l’immobile, l’area fabbricabile o il terreno agricolo sono ubicati. La seconda, il saldo, in genere ha come termine il 16 dicembre: nel 2023, essendo il giorno di scadenza un sabato, era stata posticipata al 18. Tale rata viene calcolata applicando invece le nuove aliquote fissate dal Comune, che devono essere tassativamente inviate al Mef per la pubblicazione sul sito entro e non oltre il 14 ottobre.
Se gli enti locali decidono di modificare le aliquote, devono comunicare la delibera al ministero dell’Economia e delle Finanze, che ha il compito di pubblicarla sul proprio portale entro il 28 ottobre. Qualora non sia comunicata alcuna delibera entro i termini stabiliti si applica l’aliquota dell’anno precedente.
Per venire incontro alle esigenze dei Comuni che non sono riusciti ad approvare entro la scadenza le delibere con le nuove aliquote Imu, il governo ha inserito uno specifico emendamento alla legge di Bilancio 2024: sono ritenute tempestive le delibere inserite nel portale del federalismo fiscale entro il 30 novembre 2023, mentre il termine per la pubblicazione è stato posticipato al 15 gennaio 2024.
È quindi possibile che, chi risiede in uno di quei 211 Comuni rimasti indietro, debba versare una terza rata Imu a titolo di conguaglio. Qualora ci sia una differenza da integrare, andrà pagata senza interessi o sanzioni entro il 29 febbraio 2024. Nel caso in cui il saldo sia negativo, cioè se il Comune ha ridotto l’aliquota Imu, il rimborso sarà effettuato secondo le regole ordinarie