La madre di Cristina Golinucci guerrigliera sulle ricerche della figlia, scomparsa ormai da oltre 31 anni. La donna, Marisa Degli Angeli, chiede a gran voce, come riporta il Resto del Carlino: “Scavate in quel terreno di fronte al parcheggio del convento, ora basta, dobbiamo trovare Cristina”.
Le tracce di Cristina Golinucci, 21 anni all’epoca della sparizione, si fermano lì, nel parcheggio del convento dei cappuccini di Cesena. È il 1° settembre 1992, un anno dopo sarebbe scomparsa un’altra giovane, con tante cose in comune con Cristina, Elisa Claps: entrambe animate da una fervente fede cattolica, sono state viste l’ultima volta nei pressi di un edificio religioso. Con una differenza: Elisa è stata ritrovata morta, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza molti anni dopo, per Cristina solo alcune testimonianze sussurrate e un sospetto su un richiedente asilo.
Nella giornata di ieri mamma Marisa, insieme con la legale Barbara Iannuccelli – le due sono membri dell’associazione Penelope, cui la signora Marisa si è avvicinata proprio grazie ai fondatori, i Claps – si sono recate al convento dove è stata rinvenuta solo l’auto di Cristina, una Fiat 500 azzurra.
“Bisogna continuare a cercare – ha commentato Iannuccelli – abbiamo individuato un punto, nella zona di fronte al cancello del parcheggio del convento dove non è mai stato cercato il corpo di Cristina e stiamo preparando una richiesta alla procura perché riprendano al più presto gli scavi. Lì, dove chiediamo vengano riprese le ricerche erano in corso scavi per la costruzione di un serbatoio di controllo e smistamento dell’acquedotto comunale, un impianto che si trova in un’area delimitata da un cancello di fronte al parcheggio del convento. Se qualcuno avesse fatto del male a Cristina, avrebbe potuto sfruttare quell’area per far sparire il suo corpo più facilmente”.
Inizialmente le indagini si sono rivolte a un allontanamento volontario, ma quello di Cristina non poteva esserlo e tanti misteri continuano ad avvolgere questa scomparsa. Si cerca una donna che aveva accompagnato la figlia, quel giorno, a fare jogging nei pressi del convento, e che avrebbe visto Cristina discutere animatamente con un uomo “con la chierica”. Si parla anche di un uomo, vicino agli ambienti del volontariato, che sarebbe stato accusato di molestie da parte di giovani donne proprio in quel periodo. E poi c’è Emanuel Boke, il richiedente asilo che si autoaccusò con un frate dell’omicidio di Cristina ma poi ritrattò: da alcune fonti, un uomo con quel nome è attualmente recluso in un carcere francese, ma non si sa se si tratti di un caso di omonimia.