Peggio dell’adunata nostalgica con annessi saluti romani, un gesto gravissimo e assolutamente da condannare, c’è solo la sinistra che riparte con il solito ritornello dell’Italia fascista e fondamentalmente autoritaria. Peggio di commemorare con il braccio destro alzato tre ventenni del Fronte della Gioventù, morti 46 anni fa in via Acca Larentia a Roma, troviamo solo chi specula sulla strage per cinque minuti di gloria politica. Da qui la reazione dura di Giuseppe Cruciani, durante la sua trasmissione La Zanzara. “Dei saluti romani in Via Acca Larentia – ha esordito il conduttore radiofonico – non frega un emerito cazzo a nessuno”.
La stoccata di Cruciani
O meglio, secondo Cruciani, interessa “solo alla sinistra per fare caciara”. In poche parole, interessa solo a chi, per fini politici ed elettorali, utilizza l’adunata nostalgica come strumento contundente da lanciare all’esecutivo. Allo scopo, ovviamente, di accusare Giorgia Meloni in prima persona e, solo in un secondo momento, l’intera squadra di ministri. La logica della resistenza di sinistra ad un Ventennio che non esiste è ormai ben nota: gridare alla torsione autoritaria e usarla politicamente contro il governo.“Qual è la preoccupazione? il ritorno del fascismo? – si chiede sarcasticamente Cruciani – Ma andate a fare in culo!”. “Sono quattro persone che vanno lì a fare una commemorazione”, ricorda giustamente il conduttore smontando così, in pochi e semplici passaggi, la narrazione ad hoc della sinistra.
Il “nuovo” pericolo fascismo
A corroborare la tesi di Cruciani, infatti, è una certa amnesia a intermittenza dell’opposizione nostrana. Il nuovo Comitato di Liberazione Nazionale si è scordato di un “piccolo” particolare: questo tipo di commemorazione, purtroppo, si svolge ogni anno, più o meno sempre con le stesse modalità. I paladini della resistenza 2.0 si dimenticano, più o meno volontariamente, che quelle foto colme di braccia tese sono state scattate anche quando a governare l’Italia c’era Mario Draghi, Matteo Renzi e perfino Paolo Gentiloni. Tre personalità diverse ma, sicuramente, non ascrivibili all’albo della destra autoritaria italiana.
L’amnesia non ha risparmiato nessun leader dell’opposizione. La giornata di ieri, tra post social e dichiarazioni alla stampa, si è trasformata in un plotone di esecuzione contro la premier Meloni. “Se gridi ‘Viva l’Italia antifascista’ a teatro vieni identificato, se vai a un’adunata neofascista con saluti romani e striscioni invece no”, ha scritto su X (l’ex Twitter) la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. Perfino la presa di distanza netta del vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, non è bastata. Secondo il leader pentastellato, Giuseppe Conte, “sarebbe bene che anche la presidente del Consiglio prendesse le distanze”. Niente da fare: la caccia al fascista è iniziata. Guai a chi si mette di traverso.