Dietro il taglio del canone delle concessioni balneari non c`è la volontà politica di un ministro (o di un partito) di conquistare il favore di una categoria (i titolari, appunto, di quelle concessioni), bensì un adeguamento tecnico e automatico ai parametri Istat. Adeguamento, tra l`altro, previsto da una legge tutt`altro che di recente promulgazione. È bastato un accurato fact checking da parte dell`agguerrito e appassionato lavoro della squadra redazionale del sito di informazione Pagella politica per smontare le accuse lanciate con tempestività da esponenti dei partiti di opposizione contro il titolare del Ministero dei trasporti e delle infrastrutture, da dove appunto è partito l`annuncio dell`adeguamento dei canoni.
La notizia del taglio dei canoni (del 4,5%) risale al 19 dicembre scorso, tramite una circolare ministeriale. Passate le vacanze di Natale, le opposizioni puntano l`indice contro il ministro Matteo Salvini, «reo», a loro dire, di favorire i balneari già avvantaggiati, sempre secondo loro, dall`apparente immobilismo del governo italiano nel recepire la direttiva Bolkenstein. Bonelli (Verdi) e Magi (+ Europa) minacciano di rivolgersi direttamente alla magistratura contabile per danno erariale. Mentre i media (quasi tutti) fanno a gara nel sottolineare questa «mossa politica» di Salvini, ignorando il buonsenso e soprattutto la logica.
E non sono bastate nemmeno le proteste del sindacato dei balneari (Sib) che ovviamente ha ricordato nei giorni scorsi quello che la stessa Pagella politica ha riscontrato, ovvero trattarsi non di un taglio proditorio ma di un adattamento automatico ai dati Istat.
«In base a una legge del 1993 – scrive il sito di informazione – i canoni delle concessioni balneari vanno aggiornati ogni anno dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti seguendo l`andamento dell`inflazione». Durante il governo Draghi quei canoni sono stati aumentati del 7,95% mentre durante il secondo governo Conte scesero dell`1,85%. Mentre è all`inizio del governo Meloni (dicembre 2022) che arriva una pesante stangata con un aumento del 25,15%. «Questa crescita – spiega Pagella politica – era dovuta in particolare al +41,7% registrato dall`indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali tra settembre 2021 e settembre 2022, mentre l`indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati era cresciuto dell`8,6%». Su quell`aumento protestarono balneari e associazioni di categoria ma due sentenze del Tar e del Consiglio di Stato stabilirono che l`aumento era valido.