Nome da eroe wagneriano, di quello che «quando lo senti ti viene voglia di invadere la Polonia», come direbbe Woody Allen, fisico da rugbista, 177 querele indossate orgogliosamente, forse meglio delle camicie bianche XXL sbottonate sul collo, Sigfrido Ranucci è uno dei giornalisti italiani più controversi: di Report, che conduce dopo l’addio di Monica Gabanelli, qualcuno dice che è l’ultimo esempio di giornalismo d’inchiesta, quello in cui si consumano suole e taccuini, mentre per altri si tratta solo di imboscate a tesi. Di certo Ranucci è un cattolico praticante, che più volte ha raccontato di dormire male quando le sue inchieste riguardano le malefatte della Chiesa. Un mese fa, ad Avvenire, raccontava di essere cresciuto «con una madre cattolicissima, quindi la fede c’è e spesso mi dà la forza per andare avanti e per battermi per un mondo migliore, più giusto e più equo». Aggiungendo poi: «Spesso Report si è occupato degli attacchi subiti dal Pontefice e delle difficoltà che incontra nella sua opera di pulizia con il preciso intento di migliorare la Chiesa. Francesco è l’ultimo vero uomo di pace che attraversa il mondo. Una cosa mi dispiace: non sono mai riuscito ad incontrarlo di persona. E poi confesso una piccola invidia: papa Francesco ha parlato con tanti giornalisti, tranne che con noi di Report che l’abbiamo difeso in tempi non sospetti».
Ora il povero Sigfrido, defensor fidei, è stato in parte ricompensato essendo stato scelto dall’Ufficio comunicazioni sociali della Diocesi di Milano, in collaborazione con l’Ucsi Lombardia (Unione cattolica della stampa italiana), come interlocutore dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini nel consueto incontro in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, che si terrà sabato 27 gennaio alla Fondazione Istituto dei Ciechi a Milano. Un incontro che quest’anno ha come tema: «Custodi della notizia o seminatori di paura?».
I più perfidi insinueranno che Ranucci sia stato scelto alla bisogna perché è al contempo esponente delle due categorie, il custode della notizia e il seminatore di paura. Ma la vera stranezza è che in un evento organizzato a Milano dalla Diocesi milanese sia stato invitato a rappresentare la categoria dei giornalisti un romano dal 1992 iscritto all’ordine dei giornalisti del Lazio. Va detto che anche l’altro collega che siederà accanto a Delpini, il direttore di Avvenire Marco Girardo, è goriziano e iscritto all’ordine del Friuli-Venezia Giulia, ma almeno è milanese di adozione. Come milanese doc è Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera che modererà il dialogo.