La premier francese Elisabeth Borne ha rassegnato le sue dimissioni al presidente Emmanuel Macron, che in un post su X l’ha ringraziata così: «Il suo lavoro al servizio della nostra nazione è stato esemplare ogni giorno». Borne lascia la guida del governo di malavoglia, col piglio di chi si sente una pedina inutile. Per il suo successore si fanno i nomi di Julien Denormandie, esponente storico di En Marche, e di Sébastien Lecornu, membro di Les Rèpublicains (destra gollista), anche se il grande favorito pare il giovane Gabriel Attal, nemmeno trentacinquenne, attualmente ministro dell’Educazione e della Gioventù e già portavoce del governo dal 2020 al 2022. Un pupillo di Macron, con cui quest’ultimo spera di rilanciare il secondo quinquennato impantanato nelle divisioni, nelle proteste di piazza, e con la sfida olimpica che metterà Parigi al centro dell’attenzione mondiale.
L’annuncio delle dimissioni è giunto dopo un incontro di circa un’ora all’Eliseo tra Borne e Macron. Nei colloqui lei ha capito di non avere nessun margine di manovra. La sua figura opaca, di burocrate considerata fin troppo «di sinistra», instancabile lavoratrice priva però di carisma, è stata utile al tempo della nomina nel maggio del 2022 (e le malelingue sostennero che Macron non volesse un premier che potesse oscurarlo) ma non è adeguata a un momento storico in cui, come dice l’alleato centrista Francois Bayrou, «va riconquistata la fiducia tra il potere e i francesi, direi anche tra i francesi e la Francia, sempre più spaccati». A Borne resta il record di premier donna più longeva della storia francese avendo battuto gli undici mesi di Edith Cresson negli anni Novanta.