Delmastro sfila davanti al pm. Il giallo sul suo capo scorta

Delmastro sfila davanti al pm. Il giallo sul suo capo scorta

Adesso manca solo lui, l’unico (per ora) indagato dell’inchiesta. L’interrogatorio di Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d’Italia, sarà l’atto conclusivo della tornata di accertamenti che il pubblico ministero di Biella Paola Ranieri ha condotto in questi giorni per ritagliare faticosamente un quadro preciso di quanto accaduto intorno all’una e mezza della notte di Capodanno, nella sede della Pro Loco di Rosazza. Ieri gli ultimi testimoni: l’assessore biellese Domenico Zappalà, di Fratelli d’Italia, e soprattutto il vip della serata, quello senza il quale tutta questa storia sarebbe rimasta confinata nelle cronache minori: Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, anche lui di FdI (nella foto nel tondo), fino al momento dello sparo amico fraterno di Pozzolo; e ora costretto a barcamenarsi tra le esigenze della politica e la voce della amicizia.

L’interrogatorio di Delmastro inizia poco dopo le 16, due ore dopo il sottosegretario è già sul Suv verso casa. «Clima sereno, cordiale», dice alla fine. Sui momenti cruciali lui può dire poco, era fuori dai locali a portare verso l’auto gli avanzi e i rifiuti, e del patatrac che era accaduto si è reso conto al momento del rientro. Ma al pm avrà dovuto confermare se era davvero uscito da solo, se davvero – contro ogni regola – il suo caposcorta Pablito Morello lo ha perso di vista, restando dentro la Pro Loco. E se davvero è stato Morello, dopo lo sparo, a mettere la sicura alla calibro 22 di Pozzolo che aveva appena ferito il suo genero, Luca Campana. Dettagli importanti, che servono alla pm per ricostruire in pieno la disposizione dei presenti al momento dello sparo.

La deposizione più importante però è quella di Zappalà. Perché, a differenza di Delmastro, l’assessore era presente nei locali al momento dello sparo. Di più: era tra i più vicini alla pistola, in posizione ideale per vedere quanto accadeva. E dopo lo sparo qualcuno lo ha sentito rivolgersi a Pozzolo come per tranquillizzarlo, «Emanuele non preoccuparti, non sei stato tu». Una frase potenzialmente decisiva, che però confligge con quanto attribuito oggi a Zappalà dal Corriere della sera, «Pozzolo aveva la pistola in mano, forse non è stato attento a maneggiarla, nessuno l’ha tenuta in mano oltre a lui». Una versione che contrasterebbe non solo su quella su cui è arroccato Pozzolo («non ho sparato io») ma anche con quella frase («Emanuele non preoccuparti») sentita da almeno una persona.

La convocazione di Pozzolo in Procura non è stata ancora fissata, prima il pm dovrà analizzare bene tutte le testimonianze, soppesarle, e capire infine quali contestazioni fare al giovane deputato. Per quanto se ne è capito finora, a indicare con chiarezza che al momento dello sparo l’arma era in mano al deputato sono solo la vittima, Campana, e un agente di custodia. Mentre un altro agente ieri spiega: «Stavo raccogliendo gli ultimi bicchieri dai tavoli e di sfuggita ho visto che quell’oggetto era puntato verso me e Campana, Ma non posso dire con certezza che fosse impugnata da Pozzolo».

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