In buona Fedez

"Caso unico al mondo". Cosa rischia ora Chiara Ferragni

Nella buona e nella cattiva Fede…z. Da quando è esploso il Pandoro-gate, Chiara Ferragni ci tiene a comunicare di aver agito in “buona fede“. L’ha scritto un numero n di volte nel primo comunicato, quello strafottente e un po’ altezzoso, probabilmente buttato giù di impulso da lei (o chi per lei), quello che in alcuni passaggi ricalcava lo stile di suo marito nei papiri mediatici che era solito fare dopo ogni caso che lo vede protagonista. Tanto che il dubbio che l’avesse consigliata lui, in effetti, c’era. Perché l’incapacità di chiedere scusa e tacere, evidentemente, è di famiglia in quel del superattico di City life da 800 metri quadrati, oggettivamente necessari per contenere l’ego dei Ferragnez. Ma l’ha scritto anche nella nota, stavolta non social, che ha fatto seguito alla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata da parte della procura di Milano.

In principio è stata la multa dell’Antitrust: un milione e qualche centinaia di euro per il caso Balocco. “Figuriamoci, briciole per lei”, è stato il commento generale sul caso che ha scosso l’Italia a pochi giorni dal Natale. Ma poi è arrivato il video “Soumahoro-Style” per l’influencer: stesso punto di grigio dell’outfit, stessa faccia addolorata e stesso, inutile, tentativo di vestirsi dei panni della vittima per cercare la compassione. Dopo quell’esibizione, anche chi nutriva qualche remora nel considerare Ferragni responsabile del caos, si è convinto del suo coinvolgimento. Un ottimo lavoro di comunicazione per quella che fino a una manciata di settimane fa era considerata il guru del web.

Truffa aggravata. Non una passeggiata ma, va detto, per ora è solo un’accusa. Da qui ad arrivare alla condanna, se mai arriverà, ci vorrà tempo. Ma nel frattempo? La reputazione di Ferragni è in frantumi, l’influencer è diventata il convitato di pietra per qualunque brand. Ma anche per il marito, col quale in effetti ha fatto della sua famiglia un marchio, quindi non cambia molto. Chiunque si mostri con lei in questo momento rischia di farsi trascinare nel baratro nel quale Ferragni sta scivolando inesorabilmente da tre settimane. “Sono serena perché ho sempre agito in buona fede“, sono state le sue ultime parole. Dovrà dirlo alla procura di Milano, che sembrava orientata a una imputazione per frode e dopo il report della Guardia di finanza, a seguito dell’analisi dei carteggi tra le società, ha optato per la truffa.

Dovrà provare a dirlo ai suoi seguaci, che è forse quello che le interessa di più per continuare a fare quel che ha sempre fatto. I suoi follower, che l’hanno innalzata al rango di divinità, sono ciò che le ha garantito di diventare milionaria e persi quelli si sgonfia tutta la bolla, si torna a una dimensione umana nella quale, forse, Ferragni non sa più stare. “Italiani brava gente”, “Gli italiani dimenticano in fretta”, si dice spesso. Ed è sicuramente vero.

Ma c’è una cosa sulla quale gli italiani hanno difficoltà a dimenticare, a passare sopra, ed è quando i bambini vengono coinvolti in operazioni non chiare. Nel caso del pandoro Balocco, la percezione degli utenti (che ha portato all’imputazione) è che i bambini malati di tumore siano stati usati per intascare un milione di euro. E no, questo non passa con due storie e l’esibizione dei buoni sentimenti. Gli italiani danno tutto, ma sanno anche togliere tutto alla stessa velocità. Ma forse è vero, gli italiani sono brava gente, nella buona e nella cattiva Fede…z.

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