Questi confronti non spostano voti, con l’eccezione di annunci straordinari

"Rispondo con i risultati": la lezione di Meloni alla sinistra che cerca la rissa

La notizia del possibile confronto diretto tra Giorgia Meloni e Elly Schlein occupa le prime pagine dei giornali. Si tratta, ormai, di un evento atteso e, secondo quanto affermano molti commentatori, cruciale. Quando avverrà, sicuramente prima delle elezioni europee, decine di analisti, forse anche il sottoscritto, si impegneranno ad argomentare e stabilire chi ha vinto e chi ha perso, quali sono i punti di forza e di debolezza di ciascuna delle due protagoniste e, anche, quali saranno i (probabilmente pochi e di scarso rilievo) i contenuti emersi.

Eppure, va detto che l’effetto di questi dibattiti sul comportamento elettorale dei cittadini risulta, nella maggior parte dei casi, relativamente scarso, a meno del raro evento di annunci straordinari da parte dei protagonisti, capaci di spostare simpatie e, di conseguenza, consensi. Di solito e prevedibilmente anche in questo caso i protagonisti dei confronti si limitano ad affermazioni generali e generiche spesso in politichese o all’enunciazione di contrapposti slogan e polemiche conseguenti: senza dibattere veramente nel merito dei problemi del paese.

Per questo, nella gran parte dei casi, questi confronti non producono altro che il mero rafforzamento delle rispettive convinzioni dei supporter di ciascuna delle due parti, senza che portino ad un significativo travaso di voti. Lo stesso accade, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, per i numerosi fatti di cronaca che occupano molti media in questi giorni, da quello del deputato con la pistola che ha sparato la notte di capodanno, a quello del ministro che ha fermato i treni, a quello del componente della Corte dei Conti che si lancia in valutazioni politiche un po’ paradossali e certamente estranee al suo ruolo e alla carica che ricopre e a tanti altri ancora. Questi episodi interessano magari per qualche giorno l’opinione pubblica, incuriosiscono, magari scandalizzano, ma spostano pochi voti.

Il fatto è che le motivazioni della scelta elettorale, come molteplici studi hanno dimostrato, sono altre e dipendono da un verso dai temi che più interessano i cittadini (soprattutto il lavoro, la sanità, ma anche la specifica situazione economica personale) e, specialmente, dalla fiducia nei leader. Da questo punto di vista, allo stato attuale, la presidente del Consiglio appare largamente avvantaggiata. Il suo indice di popolarità, seppure lievemente diminuito ultimi mesi (così come è calata un po’ la fiducia nel governo) appare comunque molto elevato. Per una serie di motivi, Giorgia Meloni ha raccolto la fiducia in certi casi l’ammirazione – di un numero vasto di elettori del centrodestra e, in qualche misura, anche da qualcuno di centrosinistra. La Schlein appare indietro nella graduatoria del consenso personale (con rilevanti sacche di sfiducia anche all’interno del suo stesso partito) ed è, su questo piano, finora, largamente battuta dal suo rivale di schieramento, Giuseppe Conte. Quest’ultimo ha acquisito forte popolarità nel periodo in cui ha ricoperto la carica il presidente del Consiglio ed è riuscito in larga parte a mantenerlo e a collocarsi tutt’oggi al secondo posto nella classifica della popolarità dei leader politici.

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