L’Iran vara l’Abu Mahdi, la nave da 100 lanciamissili: cosa può fare

L'Iran vara l'Abu Mahdi, la nave da 100 lanciamissili: cosa può fare

Teheran non accenna a smorzare le tensioni che si stanno stratificando nel caos mediorientale. Mentre riecheggiano ancora forti le conseguenze dell’attentato a Kerman, le forze armate mostrano i denti mentre, come promesso dal presidente Ebrahim Raisi, l’Iran riflette su quando e come vendicare l’accaduto.

Il varo della Abu Mahdi: una dichiarazione di guerra?

Oggi, durante una cerimonia oggi nella città portuale di Bandar Abbas, nel sud del Paese, il comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, Hossei Salami ha lanciato un messaggio preciso ai nemici dentro e fuori il Paese: “Stiamo affrontando una battaglia a tutto campo contro il nemico, lo raggiungeremo ovunque“. Salami non ha citato espressamente nazioni o nomi di governanti esteri, tuttavia il “nemico”, in questo caso, non può che essere la coalizione di 22 nazioni a guida Usa per salvaguardare il traffico commerciale nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi. “Dobbiamo difendere i nostri interessi nazionali ovunque si estendano“, ha detto Salamiì. “Sarebbe dannoso per il nemico trovarsi vicino e a mezza distanza. Dovrebbero stare lontani da questa zona“.

La Marina delle Guardie Rivoluzionarie ha presentato la nuova nave da guerra “Abu Mahdi” e 100 lanciamissili: la realizzazione della nave ha impiegato 15 mesi e il lavoro congiunto di tre aziende di Stato. Gli specialisti iraniani del settore, coinvolti nella realizzazione, hanno dichiarato di essere pronti a realizzare altre tre imbarcazioni, stesse caratteristiche e stessa classe, in meno di un anno. Tra le 100 unità che invece entreranno a far parte della flotta IRGC, vi saranno le navi di classe Tareq e Ashura, dotate di missili a medio raggio e antinave Kowsar. Passi da gigante, se si considera che in precedenza le navi di classe Tareq potevano sparare esclusivamente razzi: ora possono lanciare missili con una gittata di 180 km. I missili Kowsar, invece, sono stati abbinati a radar tridimensionali in grado di rilevare e abbattere aerei, elicotteri, missili da crociera ostili ad alta quota.

La strategia navale di Teheran

La nave prende il suo nome da Abu Mahdi Al-Muhandis, che morì assieme al generale Qassem Soleimani. L’IRGC afferma che la nave possiede un’autonomia di 14 giorni e può navigare entro un raggio di 2000 miglia nautiche. Si basa su quattro sistemi di propulsione di produzione propria, potendo affrontare agevolmente forza sei, potendo svolgere missioni complete anche con mare forza cinque, grazie al design del suo scafo. L’imbarcazione possiede caratteristiche molto simili alla Shahid Soleimani commissionata nel 2022: entrambe sono molto più grandi dei comuni piccoli mezzi d’attacco iraniani.

La presentazione della Abu Mahdi è la dimostrazione di come Teheran non si accontenti di azioni di disturbo/difesa per mare, ma sta ripensando interamente la sua politica di potenza: diventare una potenza navale, in grado di competere con le maggiori nazioni forti per mare, è l’obiettivo prossimo della nuova strategia globale del Paese.

L’eco dell’attentato

Il varo della Abu Mahdi fa da moltiplicatore alla rappresagli attesa per l’attentato a Kerman, del quale non si ferma ancora la conta delle vittime: è salito a 91 il numero dei morti nell’attacco di tre giorni fa, rivendicato dall’Isis. Lo ha reso noto il canale tv Irib, precisando che gli ultimi due corpi recuperati sono un bambino di 8 anni ed un uomo di 67. Un centinaio di persone restano ancora ricoverate in ospedale, di cui 11 in condizioni critiche.

L’intelligence iraniana ha annunciato ieri l’arresto di 12 presunti terroristi in sei province che sarebbero legati alla strage di Kerman, Secondo l’intelligence iraniana, uno dei due attentatori suicidi era di nazionalità tagika mentre l’identità del secondo attentatore non è stata ancora determinata in modo definitivo. L’operazione, sottolinea l’intelligence iraniana, “continuerà sicuramente fino all’arresto dell’ultima persona che è stata coinvolta nel sostenere i criminali in qualsiasi modo e in qualsiasi misura“. Raisi, alle prese con il lutto nazionale e la commemorazione delle vittime, ha ribadito le sue accuse a Israele e Stati Uniti per “aver creato il Califfato”, promettendo che l’operazione Diluvio di Al Aqsa porterà necessariamente alla distruzione dello stato sionista. La strategia sul mare, pertanto, è complementare a quello via terra in cui sono in prima linea sia Hamas che Hezbollah.

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