La transizione energetica è una delle grandi sfide della nostra epoca. In più occasioni, gli Stati più sviluppati del mondo si sono imposti delle date per il raggiungimento del net-zero, ovvero la conversione totale al green e l’abbandono dei combustibili fossili, in modo da ridurre l’inquinamento e gli effetti dei cambiamenti climatici che ne conseguono.
Una delle principali fonti di energia pulita e rinnovabile è l’eolico. L’elettricità viene generata dal vento, che fa girare la turbina di un aerogeneratore a diverse velocità, con una minima variabile in base alla tipologia di pala. Grandi parchi eolici sono una visione ormai comune in diversi Paesi, così come impianti off-shore, ma è difficile che l’energia prodotta in questo modo diventi la fonte primaria di uno Stato. I costi di produzione o acquisto di un aerogeneratore, infatti, sono molto elevati, e la variazione di direzione del vento o la sua effettiva disponibilità sono due fattori che rendono quasi impossibile affidarsi prevalentemente all’eolico per provvedere al proprio fabbisogno energetico.
Nonostante queste difficoltà, gli investimenti in questo settore sono in aumento. Ad oggi, la Cina è il Paese che produce più elettricità attraverso impianti eolici, raggiungendo i 650.56 TWh (terawattora). Gli Stati Uniti, pur piazzandosi al secondo posto a livello mondiale, ne generano poco più della metà (379.77 TWh). La Germania è la nazione dell’Unione europea che punta maggiormente su questa fonte rinnovabile, con una produzione di 115.79 TWh. Il Brasile, quarto a livello globale, arriva a 72.24 TWh. L’Italia genera appena 20.91 TWh, piazzandosi 14esima nel mondo.