Ci sarà il 6 febbraio 2024 l’udienza preliminare per l’omicidio di Nada Cella, avvenuto a Chiavari il 6 maggio 1996, un cold case rimasto irrisolto per molti anni ma per il quale ci sono nuovi (e al tempo stesso antichi) spiragli di indagine. Nelle scorse settimane è infatti stato chiesto il rinvio a giudizio per una donna, Annalucia Cecere.
Cecere sarebbe stata una conoscente di Marco Soracco, il commercialista datore di lavoro di Nada, nel cui studio avvenne appunto l’omicidio. È possibile che la svolta sul caso si basi su diverse testimonianze, come quella di un cappuccino, frate Lorenzo, con cui si sarebbe confidata Marisa Bacchioni, stando a quanto riportato da Quarto Grado: “Mi disse che il figlio era innocente. L’autrice dell’omicidio era una donna che si era invaghita di lui”. Bisognerà vedere se questa testimonianza è stata rilasciata durante una confessione, perché in tal caso, essendoci il segreto, potrebbe non avere valore in tribunale.
C’è poi la testimonianza di una vicina di casa di Cecere: a lei la donna avrebbe confidato di aver fatto proposte matrimoniali a Soracco. Alla madre della vicina avrebbe invece raccontato di aver cercato lavoro dal commercialista e di essere stata liquidata da Nada con un’occhiataccia e un atteggiamento di superiorità. La vicina ha inoltre detto che il giorno dell’omicidio di Nada, Cecere sarebbe uscita insolitamente presto da casa e nei giorni successivi avrebbe lavato molti vestiti e accessori, “tra i quali un giubbotto, jeans, scarpe e stracci”.
Cecere fu indagata a suo tempo per alcuni giorni. Ma in tempi recenti si deve alla criminologa Antonella Pesce Delfino l’aver riportato in auge un verbale su 5 bottoni repertati in casa della donna, simili a un altro trovato sulla scena del crimine: uno studio merceologico legato alle nuove indagini ne stabilisce ora la compatibilità.
E ancora: tra le testimonianze c’è quella di una madre e di un figlio, che avevano visto una donna in motorino nei pressi dello studio di Soracco e la madre l’aveva riconosciuta come tale Anna, residente in quei pressi. Madre e figlio avevano poi realizzato un photofit con le forze dell’ordine ma successivamente si erano confusi per la quantità di volti che gli inquirenti sottoposero loro.
Un’altra testimone è un’anziana, che telefonò a un avvocato e alla madre di Soracco, parlando di una donna sporca di sangue. Soracco, nel consegnare a suo tempo le registrazioni agli inquirenti, avrebbe definito quella telefonata poco attendibile. La partita del caso si giocherà anche sul ruolo del commercialista e della madre, il cui comportamento viene definito nelle carte della gip “reticente” e “depistante”. Tanto che c’è chi ipotizzò che l’uomo fosse presente all’aggressione di Nada, non che arrivò poco: un’intercettazione lo posizionerebbe nel suo studio poco prima dell’omicidio. Un’ipotesi che cozza però con il fatto che il commercialista fu a sua volta indagato e trovare il colpevole dell’omicidio sarebbe andato a suo vantaggio.
Infine c’è la testimonianza di uno zio di Nada, a cui la giovane avrebbe confidato di aver visto buste con grosse somme di denaro nello studio. Questo racconto arrivò troppo tardi, solo nel dicembre 1997, ma nel 2021 l’uomo è stato riascoltato e ora la sua è ritenuta una testimonianza chiave.