Oggi si aggiunge un altro pezzo del puzzle ai danni di Chiara Ferragni. Come ben sappiamo, dopo quanto successo attorno al pandoro della Balocco e all’uovo di Pasqua, si aggiungono altri problemi per l’influencer più famosa nel nostro Paese. Da un mese a questa parte il suo “impero” sta traballando pericolosamente e ora, come hanno riportato diverse testate giornalistiche, si profila all’orizzonte un’altra indagine di presunta beneficenza. E questa volta nel mirino finisce la bambola della Trudi che ha riprodotto l’immagine della Ferragni. Sembrerebbe che, per completare la documentazione già in possesso, si vorrebbe aggiungere anche un’altra campagna di beneficenza che, come le altre, è stata sponsorizzata da Chiara sui suoi profili social. Questo andrebbe a complicare ancora di più la situazione dopo che, i recenti sviluppi, hanno scoperchiato un vero e proprio Vaso di Pandora. Ma andiamo con ordine.
La bambola a marchio Trudi, realizzata in edizione limitata, è alta 34 centimetri e attualmente ha un prezzo che è sceso da 34,99€ a 24,99€. È stata presentata per essere venduta sul mercato solo a scopo benefico e Chiara Ferragni disse che avrebbe voluto creare un’edizione limitata dopo che, in molti, hanno apprezzato la mascotte creata appositamente per il suo matrimonio con Fedez. “Ora si vende su The Blonde Salad e tutti i profitti andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere contro il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore”, aveva rivelato l’influencer. Questa associazione si occupa di lottare contro l’omofobia, il bullismo e contro ogni tipo di discriminazione. Ora alla luce dei fatti pare che gli investigatori vorrebbero “controllare la modalità di distribuzione della bambola e successivamente del guadagno”. Come ha rivelato La Verità, il procuratore aggiunto Eugenio Fusco potrebbe iscrivere nel registro degli indagati sia Chiara Ferragni e chi ha lavorato ai progetti di beneficenza. Pare che non sia chiaro, come ha scritto Il Secolo d’Italia “in che modo sia stata effettuata la distribuzione dei denari incassati dalla vendita”.
Sul caso, però, è intervenuta la TBS crew Srl, società controllata da Chiara Ferragni . Precisa che “i ricavi derivanti dalle vendite di tale bambola avvenute tramite l’e-commerce The Blonde Salad, al netto delle commissioni di vendita pagate da TBS al provider esterno che gestiva la piattaforma e-commerce, sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019”. Come si legge dal comunicato, “il tutto è avvenuto totalmente in linea con quanto comunicato sul canale Instagram di Chiara Ferragni e sugli altri riconducibili a TBS Crew Srl”. La società infine “specifica che l’impegno a favore di Stomp Out Bullying ha riguardato esclusivamente le vendite delle bambole fatte sul canale e-commerce diretto e non anche su altri canali gestiti da terzi”.
Il caso ai danni di Chiara Ferragni si infittisce e si aggiungono altri particolari. Oltre ai problemi giudiziari e ora al “bambola -gate”, la situazione lavorativa dell’influencer non sta andando a gonfie vele. Con i follower che stanno scappando dal suo profilo, di recente, è stata scaricata anche dalla Coca-Cola che avrebbe cancellato uno spot pubblicitario dopo tutta la bufera mediatica che si è abbattuta sull’ex regina dei social. Per ora si stanno raccogliendo le prove sul caso. Poi la giustizia farà il suo corso.