Il delitto di via Poma torna di attualità. A oltre 20 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni nel palazzo residenziale di Roma, la famiglia Vancore potrebbe tornare sotto i riflettori. Il quotidiano La Repubblica riporta che l’ultima ipotesi, quasi una suggestione, sul caso è rappresentata dalla possibilità che potrebbe essere stato Mario, il figlio di Pietrino Vanacore, portiere del palazzo, che secondo i carabinieri di piazzale Clodio avrebbe nascosto le prove di colpevolezza fino al trapianto. Le forze dell’ordine si sono spese per due anni su questo caso raggiungendo questo risultato, fino a ora inedito per uno dei gialli più misteriosi della storia recente italiana.
La ricostruzione, però, non ha convinto la procura di Roma che ha chiesto l’archiviazione del caso. Il sostituto procuratore di Roma, Gian Federica Dito, ha chiesto di archiviare l’inchiesta a carico di Mario Vanacore. Il portiere dello stabile di via Poma venne arrestato e poi rilasciato due mesi dopo. È poi morto suicida in Puglia mentre era in corso il processo bis nei confronti dell’ex fidanzato di Simonetta. La richiesta di archiviazione si basa sull’assenza di indizi sufficienti per supportare la colpevolezza di Mario Vanacore.
Nel documento visionato dal quotidiano Repubblica si legge che Simonetta Cesaroni arriva in via Poma “tra le 15.40 e le 15.50. In portineria in quel momento non c’è nessuno, perché il portiere Pietrino Vanacore è uscito per la terapia” necessaria a curare il mal di schiena. Non è presente nemmeno la moglie del portiere e quindi, sostengono i carabinieri, “nessuno vede entrare” la ragazza. Mario Vanacore sarebbe salito in casa tra le 17.50 e le 18.15, come già fatto in passato, “per effettuare gratuitamente delle telefonate interurbane a Torino, Cantù confidando che gli uffici siano vuoti“. Avevano le chiavi e così era una loro usanza entrare negli uffici dell’ostello in cui lavorava Cesaroni e quel giorno, stando alla ricostruzione dei carabinieri, il figlio del portiere non si aspettava di trovare la ragazza. “A quel punto, intenzionato ad abusare della ragazza sola, verosimilmente sotto minaccia, la costringe ad andare nella stanza del direttore“, dove venne effettivamente ritrovato il cadavere.
Secondo gli uomini dell’Arma, Simonetta ha provato a difendersi “prova a ribellarsi e afferra quella che sarà l’arma del delitto – impugnandola perché era alla sua portata o sottraendola momentaneamente all’uomo – e lo colpisce ferendolo“. Quindi, l’uomo ha reagito “sferrandole un violento colpo al viso che la stordisce e la fa cadere a terra“. Con la ragazza a terra “l’uomo che si impossessa dell’arma del delitto e a cavalcioni della ragazza, supina a terra, la colpisce per ventinove volte“. Nella ricostruzione dei carabinieri, quindi, il figlio del portiere sarebbe uscito dalla stanza macchiando la maniglia di sangue e nel tentativo di contattare i genitori avrebbe sporcato il telefono. L’agenda è stata trovata nell’ufficio di Cesaroni e repertata.
L’avvocato Claudio Strata, legale di Mario Vanacore, afferma che il proprio assistito che “è molto sconcertato. Sconcertato anche di essere dopo 33 anni ancora al centro dell’attenzione. In primavera avevamo fatto una denuncia-querela a Milano per chiedere di mettere fine alle illazioni sul suo conto. Attendiamo gli sviluppi delle indagini e poi valuteremo le iniziative a sua tutela”.