Capodanno di paura a Milano, soprattutto in zona San Siro, dove i poliziotti si sono trovati a fronteggiare sassaiole da parte di una frangia di residenti. Incendi e batterie di esplosivi hanno creato il panico nel quartiere ma durante gli scontri c’è stato anche chi ha sparato ad altezza uomo verso le forze dell’ordine. A distanza di alcuni giorni, è stato individuato l’autore dello sparo, si tratta del 22enne Aziz Kheimiri, rapper conosciuto come Keta, nato a Milano da famiglia tunisina. Il quartiere è ormai in mano alla piccola criminalità, spesso di origine straniera, che si contende il controllo del territorio anche solo per logiche di dominio. Uno schema ben noto che si rifà alle banlieue francesi, dove le azioni criminali diventano bandiere per l’affermazione.
Il rapper tunisino ha condiviso sui social il video di quella nottata fatta di incendi nel mezzo del piano stradale, generati da masserizie, bancali e altri oggetti che erano stati accatastati nelle ore precedenti. Le immagini sono state registrate con il suo smartphone, in diretta, per 10 minuti. Ed è durante quella live che estrae la pistola ed esplode i colpi ad altezza uomo. Il caos generato dagli scontri tra agenti e rivoltosi non ha coperto il rumore degli spari e così gli agenti sono arrivati a casa del rapper per una perquisizione, durante la quale hanno trovato la scacciacani usata quella note, una riproduzione fedele di una rivoltella. Resta la riflessione su quanto accaduto, sul pericolo di una generazione intollerante che la sinistra vorrebbe rendere italiana ma che disprezza questo Paese.
“Un tale sconosciuto soprannominato Keta si fa riprendere durante i festeggiamenti mentre spara ai Poliziotti e si lascia andare a insulti e risa sguaiate. Il suo intento? Farsi vedere più forte dello Stato“, scrive Andrea Cecchini sul profilo del sindacato di Polizia Italia Celere. Un commento che deve far pensare e portare alla consapevolezza che serve un intervento immediato per fermare la deriva.
Le fiamme usate come barriere per fermare l’avanzata della polizia nel quartiere, presa di mira da una sassaiola fitta proveniente dai residenti. E non stupisce che dietro tutto questo ci fossero soprattutto giovani stranieri, arrivati qui o addirittura nati qui, abituati a vivere in una società chiusa e non integrata, che vedono l’Italia come un Paese da conquistare, piuttosto che come un luogo in cui vivere. San Siro è uno di quei quartieri dove le bande di stranieri la fanno da padrona. E non è nemmeno l’unico. Le periferie italiane stanno somigliando con sempre più inquietante frequenza a quelle francesi, delle polveriere pronte a esplodere.