Nella sceneggiatura del film The Counselor, scritta da Cormac McCarthy (forse non una delle sue cose migliori, ma non è il caso di parlarne qui), a un certo punto appare un killer che tende un cavo attraverso la statale nel deserto. Un motociclista ci lascerà il casco. Con dentro la testa.
Dubitiamo che quanto è accaduto a Milano la scorsa notte sia un gesto di emulazione. Comporterebbe che i protagonisti – non diciamo conoscano McCarthy – sappiano almeno leggere.
Ma torniamo a noi. Tre ragazzi (ne hanno identificato solo uno, ventenne), hanno rubato un cavo d’acciaio in un cantiere e poi lo hanno tirato da una parte all’altra di viale Toscana, a Milano, a un metro e mezzo d’altezza. Qualcuno ha visto cosa stava succedendo e ha avvisato i carabinieri prima che ci scappasse il morto. Il ragazzo arrestato, che ora è a San Vittore accusato di strage, ha detto «L’ho fatto perché mi annoiavo». Strano non si sia fatto un selfie.
Morale: non staremo a fare la morale. Però, pensando alla nuova generazione che campa a TikTok, influencer, rapper e challenge estreme, ci siamo ricordati del proverbio – da cui prendiamo le distanze – di un amico, attempato perbenista, un po’ noioso: «I giovani credono che i vecchi siano stupidi, i vecchi sanno che i giovani lo sono».
Semmai a noi, a volte, capita di dubitare non tanto che il carcere sia utile. Ma che basti.