Avessero studiato almeno un po’ di filosofia Scolastica, in Vaticano saprebbero che se si parla di bene o di peccato, i pochi secondi non sono per nulla diversi dall’eternità. Ed avrebbero evitato di esibirsi nel pastrocchio delle benedizioni «semplici» alle coppie gay. Un surrogato del matrimonio, quasi che farlo velocemente e un po’ di nascosto eliminasse l’eresia, il discostarsi dalla Dottrina, il negare l’unicità di un sacramento che solo un uomo e la donna possono celebrare davanti a Dio. Per l’eternità, altro che pochi secondi. Ma dove si finisce se dobbiamo leggere che «dovremo abituarci tutti ad accettare il fatto che se un sacerdote dà questo tipo di benedizioni semplici, non è un eretico, non ratifica nulla, non sta negando la dottrina cattolica». Ma se non ratifica nulla e non nega la dottrina cattolica, cosa sta facendo? Una burletta, una pacca sulle spalle a una coppia omosessuale che ha tutto il diritto del mondo di amarsi, rispettarsi e vivere insieme un’intera vita. Ma non di contrarre matrimonio davanti a un prete e sull’altare, come sanno bene molti prelati, soprattutto africani che si sono rifiutati di dare la benedizione (seppur veloce) alle coppie gay.
Il grottesco è che dovremmo mandare a ripetizione da loro i papaveri vaticani che promettono un’opera di «rieducazione» dei ribelli. E che fare di quelli che si rifiuteranno? Concederemo loro l’obiezione di coscienza in un’istituzione in cui l’obbedienza è da sempre la prima regola? Altro che mondo capovolto, questa è la centrifuga dei valori.