Nessuna esitazione, dubbio o spiraglio, nessuna porta lasciata aperta o socchiusa. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di inizio anno, risponde alla domanda sul caso Pozzolo e sul colpo partito a Capodanno dalla pistola del deputato di FdI che ha ferito un uomo. E chiude la questione, annunciando di aver deciso di adottare la linea dura.
«Presumo che a chi ha un porto d’armi per difesa personale capiti di portare un’arma, la questione non è questa. La questione è che chiunque detenga un’arma ha il dovere legale e morale di custodirla con serietà e responsabilità, e per questo c’è un problema con quello che è accaduto. In ogni caso qualcuno non è stato è responsabile, e chi non è stato responsabile è chi detiene l’arma: questo per me non va bene per un italiano qualunque, per un deputato e figuriamoci per un deputato di Fratelli d’Italia. Ho chiesto che Pozzolo venga deferito alla commissione garanzia dei probiviri di Fdi e che nelle more del giudizio venga sospeso da Fdi, che è quello che posso fare sul piano statutario».
La decisione – anticipata al suo inner circle già nella giornata di ieri – lascia intendere che il comportamento del parlamentare piemontese non viene considerato tollerabile da Fratelli d’Italia, ma è comunque necessario percorrere tutti gli step del giudizio anche per chiarire le effettive circostanze che hanno portato all’esplosione del colpo, compito che spetta agli inquirenti. In particolare, al netto di una responsabilità comunque conclamata, si vuole capire se lo sparo sia avvenuto incidentalmente oppure no, per arrivare a definire in toto la gravità del comportamento di Pozzolo. Proprio ieri peraltro Luca Campana, il ragazzo 31enne ferito, ha presentato una querela in procura, a Biella.
Giorgia Meloni non rinuncia poi a lanciare un chiaro messaggio alla sua classe dirigente e ai suoi rappresentanti in Parlamento e sul territorio. Una strigliata indirizzata a coloro che in questo particolare momento storico non avvertono il peso della missione storica che ricade sulle spalle della premier. Perché se quanto accaduto a Pozzolo non solleva un problema di selezione della classe dirigente del partito, mostra però un tema di «responsabilità» evidenziato anche in altri episodi. «C’è sempre qualcuno che può fare errori. Ma sicuramente – scandisce – non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle, se le persone che sono intorno a me non capiscono quella responsabilità. Questo è un elemento. Non accade spesso per la verità, ma per la responsabilità che noi abbiamo, è bene ricordare a tutti che abbiamo quella responsabilità, e non c’è uno che se la assume tutta mentre altri ritengono di non doverlo fare. Per questo ritengo di dover essere rigida su questo».
La premier perde poi la pazienza quando un cronista parla di «conduzione familiare» del suo partito. «Questa accusa continua di familismo comincia a stufarmi. Nell’attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi: una nel Pd e una in Si. Il gruppo di Si è di 8 persone, queste due persone sono il 25% del gruppo. Non ho mai sentito accuse di familismo. E sa una cosa? Sarebbero sbagliate. Chi conosce la storia di chi milita nella politica sa che le persone che fanno politica con te diventano anche i tuoi amici, fidanzati, tuo marito e tua moglie. Ma questo non vuol dire togliere il valore di un militante. Questo tema non l’ho mai posto e non accetto si faccia con me. Mia sorella è militante da 30 anni e lavora a Fdi, forse la potevo mettere in una partecipata statale come hanno fatto altri, ma non me la sono sentita».