Mentre la guerra in Ucraina rischia di finire nel dimenticatoio, offuscata dalle turbolenze mediorientali, Kiev tenta di rinnovare la sua strategia, in casa e in Russia, con tattiche tipiche della guerriglia. Negli scorsi mesi, da queste colonne, avevamo più volte raccontato raccontato delle incursioni ucraine, soprattutto da parte di forze irregolari, in territorio russo.
Melitopol nel mirino?
Oggi, giunge notizia che le forze dell’ordine insieme al Fsb russo avrebbero arrestato in quel di Melitopol (che ricordiamo, è occupata dal marzo 2022) un cittadino ucraino di 31 anni che si preparava a compiere un attentato ai danni di un agente di polizia. Secondo quanto riferisce la Tass, l’uomo sarebbe stato in contatto con l’intelligence di Kiev “per commettere atti di sabotaggio e terroristici sul territorio città di Melitopol“. Al momento Kiev non commenta nè smentisce la notizia dell’arresto, tantomeno le succinte veline di Mosca forniscono ulteriori dettagli sul profilo dell’arrestato. Un cane sciolto? Un uomo di Kiev? Oppure uno dei tanti uomini della galassia della guerriglia anti-Putin? Del resto anche la stessa Melitopol ha conosciuto importanti operazioni di sabotaggio, come quella a un treno blindato russo, ma anche attentati ai danni delle forze russe, come l’uccisione di un alto ufficiale russo, nel maggio scorso.
Belgorod sotto attacco da mesi
Negli ultimi giorni i sabotaggi ucraini in territorio russo avevano preso nuovo vigore: soltanto l’altro ieri i sistemi di difesa aerea russi hanno distrutto quattro sistemi di razzi a lancio multiplo Vilkha lanciati dall’Ucraina sulla regione di Belgorod, bersaglio di incursioni dal maggio scorso. A riferirlo era stato il ministero della Difesa russo, in uno stringato comunicato: “Il 2 gennaio di quest’anno, intorno alle ore 12, è stato fermato un tentativo da parte del regime di Kiev di effettuare un attacco terroristico contro obiettivi sul territorio della Federazione Russa utilizzando il sistema missilistico a lancio multiplo Vilkha. Quattro missili sono stati distrutti sulla regione di Belgorod dai sistemi di difesa aerea in servizio“. La notizia, riportata immediatamente da Ria Novosti, ha fatto da contraltare ai nuovi attacchi russi su Kiev, nella stessa giornata. Missili sono caduti su diversi distretti della capitale, provocando l’interruzione di acqua e luce.
L’area di Belgorod resta infatti sotto attacco per diverse ragioni, prima fra tutte la prossimità geografica tra le due forze opposte che aveva permesso agli ormai celebri “partigiani anti-Putin“, massa informe e mutevole, di condurre una sorta di contro-invasione a episodi. Ma anche un pezzo della guerra di comunicazione tra Mosca e Kiev: non va dimenticato che se Putin, nel maggio scorso, aveva gridato all’invasione, Kiev aveva da subito additato i “miliziani russi anti-Putin”. E in particolare due forze paramilitari: la Legione Libertà per la Russia e la arcinota, ormai, formazione del Corpo dei volontari russi, entrambe impastoiate con l’universo mediatico di Ilya Ponomarev.
Gli attacchi alla Crimea e il sabotaggio ferroviario
Kiev non ha intenzione di cedere nemmeno sulla Crimea: nelle prime ore del pomeriggio di oggi, infatti, il governatore di Sebastopoli Mikhail Razvozhayev, dal suo canale Telegram, ha dichiarato che l’esercito russo starebbe respingendo un attacco delle Forze armate ucraine. A seguire, Il ministero della Difesa russo ha precisato che “dieci missili ucraini sono stati distrutti sulla penisola di Crimea dai sistemi di difesa aerea in servizio“. Secondo Mosca di tratterebbe di un tentativo di Kiev di “effettuare un attacco terroristico utilizzando missili guidati da aerei contro obiettivi nel territorio della Federazione Russa”.
Ma i sabotaggi di Kiev si starebbero facendo sempre più raffinati, con l’intenzione non solo di scatenare una guerra psicologica, come nel caso dei droni lanciati su Mosca, ma di colpire le linee di rifornimento strategiche per la Russia. Lo scorso 29 novembre, infatti, alcuni sabotatori ucraini sarebbero riusciti a piazzare quattro esplosivi su un convoglio merci che trasportava carburante, nell’Estremo Oriente russo. Il vero obiettivo? Non il cospicuo carico del convoglio, bensì un tunnel ferroviario di fondamentale importanza per le armi che giungono dall’alleata Corea del Nord. Appena due giorni dopo il sabotaggio, un’altra esplosione si sarebbe verificata non molto lontano dal tunnel colpito: a tal proposito è ancora in corso la battaglia della verità sull’entità del danno, che tuttavia conferma, da parte di Kiev, la scelta definitiva di optare ormai per la guerriglia nel mezzo di un conflitto che si è trasformato in un enorme pantano per entrambi i fronti.