La Befana vien di notte è la commedia del 2018 diretta da Michele Soavi, che va in onda questa sera alle 21.30 su Rai 1. Si tratta di una pellicola che si pone come obiettivo quello di portare sul grande schermo una figura tradizionale della cultura italiana, a cui il cinema non ha dedicato molto spazio. Al contrario di Babbo Natale, che è celebrato a livello internazionale con una moltitudine di film, la Befana è sempre rimasta un argomento quasi di nicchia.
La Befana vien di notte, la trama
Paola (Paola Cortellesi) è una maestra di scuola elementare, bella e affascinante, con un cuore buono che la rende molto amata dai suoi alunni. All’apparenza la donna ha una vita abbastanza comune e ordinaria. Ma nessuno può immaginare che, quando cala la notte, Paola sveste i suoi abiti e la sua bellezza e si trasforma nella famosa e famigerata Befana. Tutto cambia quando Paola viene rapita dal crudele Mr. Johnny (Stefano Fresi), un uomo che aspetta di potersi vendicare della Befana da almeno vent’anni. La colpa della donna? Quella di avergli rovinato l’infanzia, spingendolo quasi a scegliere una vita di criminalità. A cercare di salvare la Befana saranno gli alunni di Paola che, scoperta la sua identità, faranno di tutto per trarre in salvo la loro maestra.
Le origini di un mito
Non c’è bambino, in Italia, che non sappia recitare a memoria la vecchia filastrocca “la Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte”: questo perché in Italia la Befana è una figura molto amata e conosciuta. Nell’immaginario collettivo è una donna dal naso adunco che si presenta nella notte tra il 5 e il 6 gennaio e porta dolci ai bambini buoni e carbone a quelli che invece sono stati cattivi. Doni o rimproveri che la dolce vecchina, a bordo della sua scopa, lascia all’interno di calze adeguatamente preparate. Ma da dove nasce questo mito? La Befana è davvero la moglie di Babbo Natale? Secondo Focus, le radici del mito affondano le dita nella tradizione cristiana e nel viaggio che i Re Magi fecero per raggiungere la capanna dove era nato Gesù. Sulla strada per Betlemme i tre re smarrirono la via e chiesero indicazioni a una vecchietta che, tuttavia, si rifiutò di essere loro d’aiuto, dopo che i re avevano bussato alla porta della sua casa. Nonostante questo rallentamento, però, i Re Magi riuscirono comunque a raggiungere il Messia appena venuto al mondo e gli portarono oro, incenso e mirra come dono di nascita. La vecchia, compreso chi fossero i forestieri che le avevano chiesto indicazioni e chi fosse il destinatario del loro viaggio, si pentì di non essere stata d’aiuto e per espiare il suo senso di colpa decise di viaggiare nella notte dell‘Epifania per portare i doni ai bambini del mondo, ricalcando il gesto fatto dai Magi. Una lettura del mito, questa, che si lega al termine stesso di Epifania, che deriva dal termine greco Epiphaneita e indica una manifestazione: come Gesù si era manifestato ai Magi, così la Befana si manifestava ai bambini in attesa di ricevere doni.
La tradizione romana della Befana
Dal versante più pagano e laico, l’origine della Befana viene fatta risalire ad antichi rituali che avevano lo scopo di cancellare il vecchio anno e aprirsi al nuovo. Nello specifico, nei dodici giorni che arrivavano dopo il solstizio d’inverno era credenza popolare che sui campi volassero delle donne che, guidate dalla dea Diana, avevano il compito di portare buona sorte sui futuri raccolti. Una leggenda,questa, che avrebbe nutrito successivamente quella della Befana in volo su un manico di scopa. L’aspetto vetusto e tutt’altro affascinante di questa figura femminile era invece dovuto all’idea di voler restituire immediatamente l’idea del vecchio anno, che era stato vissuto e consumato fino alle ossa e che era anche una rappresentazione delle difficoltà dell’inverno. In Austria e Germania questo mito è stato ereditato e ha portato alla creazione di Perchta (o Berchta in alcune zone), una vecchia che si presenta con i capelli dirsordinati, vestiti vecchi e consumati e piedi enormi, come si legge su Vanity Fair. Gli antichi rituali pagani sono poi stati ereditati dai romani che, durante i Saturnali, festeggiavano la dea Strenia (da cui deriverebbe il termine “strenne”), scambiandosi dei doni e facendosi auguri per l’inizio di una nuova stagione di prosperità e fortuna.