Bancarotta e frode, la mossa di Lady Soumahoro: ecco cosa ha chiesto

Liliane Murekatete

Una perizia calligrafica sulle firme a suo nome sugli atti gestionali della cooperativa Karibu. È l’ultima richiesta avanzata da Lady Soumahoro nel corso delle indagini che sta svolgendo la procura di Latina relativamente alle ipotesi di reato di autoriciclaggio, bancarotta e frode nelle pubbliche forniture.

Nei giorni scorsi l’avviso di conclusione delle indagini

La seconda inchiesta relativa alla gestione delle cooperative per l’accoglienza dei migranti è arrivata al giro di boa alcuni giorni fa. La procura di Latina ha infatti notificato l’avviso di conclusione indagini per i familiari del deputato Aboubakar Soumahoro, ossia Liliane Murekatete, Marie-Therese Mukamitsindo e Michel Rukundo. Nell’altra inchiesta di Latina, quella sull’evasione fiscale, è iniziato il processo. Lady Soumahoro ribadisce la propria estraneità alle accuse mosse dai pubblici ministeri Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, sostenendo che non svolgeva ruoli gestionali nel corso del periodo oggetto dell’inchiesta. E per perorare questa posizione, il suo legale Lorenzo Borrè ha avanzato una richiesta alla procura, come spiega il quotidiano Latina Oggi: effettuare una perizia calligrafica sulle firme a nome Murekatete negli atti di gestione dell’assemblea dei soci e del consiglio di amministrazione della cooperativa Karibu. L’obiettivo è dimostrare che non sono di Liliane quelle firme. Già nei mesi scorsi emerse una donna che si auto accusò di aver apposto lei la firma in luogo di Liliane, a margine di un’assemblea dei soci. Il dettaglio emerse nell’altro troncone dell’inchiesta, quello sulla presunta evasione fiscale, per il quale il processo inizierà il 24 gennaio prossimo.

L’accusa per le spese folli coi soldi dell’accoglienza

La vicenda per cui vengono indagati i familiari del deputato Soumahoro (eletto con l’alleanza Verdi-Sinistra, oggi al Gruppo Misto) è legata alle presunte spese folli effettuate dagli indagati coi soldi pubblici per l’accoglienza dei migranti. L’ordinanza era stata eseguita lo scorso 30 ottobre e gli inquirenti avevano ricostruito le spese: “I soldi sottratti a Karibu, ammontano a quasi due milioni di euro utilizzati per esigenze personali dagli indagati”, era riportato nelle carte dell’inchiesta.

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