Saleh al-Arouri, ucciso il 2 gennaio a Beirut, in Libano, in seguito ad un raid non rivendicato effettuato presumibilmente da un drone, sapeva di essere nel mirino di Israele. Il numero due di Hamas era sulla lista nera del Mossad, insieme a tutti gli altri leader del gruppo filo palestinese nascosti all’estero o nei tunnel della Striscia di Gaza. Pare, tuttavia, che l’uomo sapesse di essere particolarmente ricercato grazie ad una soffiata di Hezbollah, che lo avrebbe avvertito del fatto che gli israeliani fossero sulle sue tracce. In attesa di ulteriori dettagli in merito al raid chirurgico avvenuto sul territorio libanese, l’uccisione di Arouri, considerato l’anello di congiunzione tra Hamas, l’Iran ed Hezbollah, rappresenta un duro colpo sferrato contro l’organizzazione che Tel Aviv intende neutralizzare.
L’avvertimento di Hezbollah
L’indiscrezione più interessante relativa all’assassinio di Arouri è arrivata dal quotidiano libanese Al-Akhbar, secondo cui la vittima, prima di essere uccisa, sarebbe stata allertata da Hezbollah. Secondo il giornale, prima dell’attacco, i sistemi radar avevano rilevato la presenza di aerei da combattimento al largo del Libano e di droni nelle vicinanze di Beirut.
Stando sempre alla stessa fonte, i dirigenti della formazione sciita libanese starebbero adesso cercando di scoprire come sia stato possibile per Israele individuare dove si trovasse l’esponente di Hamas, ritenuto tra i responsabili dell’attacco del 7 ottobre. Sebbene non vi sia fin qui stata alcuna risposta ufficiale da parte del governo isrealiano sulla morte del funzionario di Hamas, Mark Regev, consigliere di Benjamin Netanyahu, ha che Israele non si assume la responsabilità di questo attacco. Ma, ha aggiunto, “chiunque sia stato, deve essere chiaro: questo non è stato un attacco allo Stato libanese”.
Le indagini in Libano finora non sono riuscite a determinare se Arouri sia stato ucciso da un dispositivo aereo senza pilota o da un aereo da caccia. I funzionari presenti sulla scena hanno detto ai media locali che i missili lanciati erano potenti ma relativamente piccoli e non del tipo che avrebbe potuto causare il crollo di un edificio.
L’ufficio colpito in Libano
Per quanto riguarda l’ufficio attaccato, quell’edificio era una vecchia struttura appartenente ad Hezbollah che era sotto sorveglianza. In seguito al massacro del 7 ottobre, quegli uffici erano stati evacuati e rioccupati per la prima volta poche ore prima del recente attacco. Dopo l’esplosione, ha aggiunto ancora Al-Akhbar, elementi non meglio affiliati ad alcuna organizzazione “hanno ripulito l’area” prima che arrivassero i servizi segreti dell’esercito libanese.
“I documenti di Hamas conservati negli uffici sono stati rimossi“, ha riferito Al-Akhbar, mentre fonti citate dal giornale hanno affermato che Israele non mirava a provocare uno scontro con Hezbollah, ma piuttosto a mettere in imbarazzo l’organizzazione dal momento che “qualsiasi risposta all’assassinio provocherà il coinvolgimento del Libano nella guerra, mentre la mancanza di risposta da parte di Hezbollah porterà ad accuse contro l’organizzazione terroristica per mancanza di sostegno all’asse della resistenza“.
La tensione in Libano resta altissima. Il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib ha spiegato alla Cnn che sta cercando di convincere Hezbollah a evitare di spingere il Paese in guerra con Israele, anche se ha ammesso che Beirut ha poco controllo sulla potente milizia sciita. “Non è che possiamo ordinar loro (di fare qualcosa): non lo stiamo dicendo ma possiamo convincerli e penso che stia funzionando“, ha detto il ministro parlando da Washington. Hezbollah ha intanto annunciato la morte di quattro suoi miliziani nel sud del Libano. Complessivamente sono 129 i membri del gruppo rimasti uccisi nel corso degli scontri con Israele negli ultimi tre mesi. Fonti vicine al movimento filo-iraniano libanese hanno riferito ad Afp che i quattro combattenti sono stati uccisi nella notte tra ieri e oggi nella località frontaliera di Naqoura. Tra loro figura il responsabile locale del movimento.