Perché il diktat non aiuterà davvero il mercato del lavoro

Occupazione, è nuovo record: oltre 23,7 milioni di lavoratori

È comprensibile che ci s’interroghi sulla legittimità di stage che sembrano pensati più quali strumenti per avere lavoratori a buon mercato, che non quali vere opportunità per chi sta affacciandosi sul mondo del lavoro. La risoluzione approvata dal Parlamento europeo, che esprime al Consiglio una raccomandazione in tal senso, nasce proprio da questa attenzione per i lavoratori di domani. Da qui il progetto di vietare ogni stage gratuito, fissando una soglia minima retributiva.

Se è giusto preoccuparsi per la situazione in cui i giovani si trovano al termine degli studi, è però ancor più importante che le soluzioni proposte siano difendibili sul piano etico-giuridico e, oltre a ciò, non peggiorino la situazione.

Un neo-laureato che accetta uno stage mal pagato o non retribuito del tutto non è masochista, né irrazionale. Se accetta quella proposta è perché pensa sia nel suo interesse. Soprattutto dopo un percorso di studio lontano dal mondo del lavoro, egli ritiene che grazie a quell’impiego possa acquisire le competenze che si ottengono soltanto sul campo. Per giunta, in tal modo migliora il suo curriculum. Nel 1992 Gary Becker ottenne il Nobel in economia grazie anche ai suoi studi sul «capitale umano»: ossia, sul fatto che esistono risorse economiche in senso proprio (come nel caso della retribuzione), ma oltre a ciò noi siamo ricchi anche grazie a conoscenza, esperienza e competenze.

Obbligare la retribuzione degli stagisti renderà più difficile e talora impossibile per chi inizia a lavorare trovare uno stage. Questo è molto negativo, perché quando un ragazzo accetta uno stage abbiamo due guadagni: quello di chi offre quella posizione e quello di chi la riceve. Pure in questo caso, la regolazione peggiorerà la situazione dell’economia.

Sul piano del diritto, poi, si viola il diritto a intraprendere e quello a sottoscrivere impegni contrattuali. Se il Consiglio accetterà la tesi del Parlamento europeo, la nostra libertà economica subirà una nuova e ulteriore restrizione. Le intenzioni insomma sono buone, ma anche stavolta sembrano proprio lastricare la via verso l’inferno.

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