L’abbonamento a X da 1000 dollari al mese non piace a nessuno

L’abbonamento a X da 1000 dollari al mese non piace a nessuno

Non ha compiuto neppure un anno di vita l’abbonamento X Verified il quale, pagando 1.000 dollari al mese, concede una spunta colore oro e strumenti evoluti per la moderazione dei contenuti. Una spunta destinata alle aziende, ai governi e alle organizzazioni di respiro internazionale.

Un insuccesso che ha spinto Elon Musk a rivedere le politiche di prezzo, rendendole meno esose ma, dati alla mano, si può giungere alla conclusione che il problema non sia riconducibile al prezzo del servizio quanto alla scarsa predisposizione delle imprese a concentrarsi attorno all’universo X (Twitter).

La prova di ciò è tutta nei numeri: oggi X vale molto meno dei 44miliardi di dollari sborsati da Musk alla fine del 2022, ovvero poco più di un anno fa.

X Verified da 1.000 a 200 dollari al mese

Il prezzo si è ridotto ad almeno un quinto, da 1.000 dollari al mese a 200 dollari (166,66 dollari per chi sceglie il pagamento annuale anticipato) perché la spunta dorata è stata ignorata praticamente da tutti e lo scarso interesse che ha ottenuto si palesa grazie al silenzio. Nessuna azienda ha fiatato, nessuna organizzazione ha reputato che la cifra richiesta fosse troppo alta, la proposta di Musk è stata semplicemente ignorata.

L’abbonamento da 1.000 dollari non è stato del tutto abbandonato ma è stato rinominato in “Full Access” e, da qualche ora, è possibile sottoscrivere quello da 200 dollari al mese chiamato “Verified Organization Basic” che, secondo Musk, è destinato soprattutto alle piccole e medie imprese.

Nel pacchetto, oltre alla spunta dorata, è inserito anche il supporto prioritario e la funzione Hiring che consente alle aziende di assumere personale altamente specializzato. La funzione boost 2x che aumenta la visibilità dei post così come la possibilità di collaborare con influencer e content creator per creare campagne pubblicitarie restano appannaggio di chi sceglierà l’abbonamento più costoso.

Di tutt’altro respiro invece la spunta blu da 8 dollari al mese destinata agli utenti che, come risposta, ha ottenuto una fuga di utenti verso altri lidi. Si è trattato della classica goccia che ha fatto traboccare l’altrettanto proverbiale vaso perché, da quando Musk è salito al comando di Twitter, di scossoni ce ne sono stati tanti, a partire dai licenziamenti in massa che hanno indotto gli inserzionisti a sospendere gli investimenti, preferendo rimanere alla finestra per seguire l’evoluzione delle cose.

La barca X fa acqua

A novembre del 2023 il New York Times ha potuto visionare documenti interni secondo i quali centinaia di inserzionisti avrebbero abbandonato X, lasciando così intuire che i risultati finanziari della piattaforma di microblogging sarebbero stati appesantiti dai minori introiti previsti.

Uno degli azionisti di X, il fondo Fidelity, ritiene che oggi X vale il 71,5% in meno rispetto a quando Musk l’ha acquistato (ossia circa 13miliardi di dollari contro 44 miliardi). Una perdita di valore costante che però ha dei periodi di accelerazione che coincidono con i momenti in cui il patron di Tesla alza i toni della discussione come quando, dopo avere appreso della fuga di molti inserzionisti, Musk li ha invitati ad andare a quel paese (usando, in verità, parole più colorite).

Il futuro di X è in forse anche se è poco probabile che Musk getterà la spugna dopo avere speso una cifra monstre meno di un anno e mezzo fa. Tuttavia, una realtà aziendale come X brucia cassa in continuazione e, prima o poi, i soci che si sono imbarcati in questa avventura, alzeranno la voce. Qualcosa deve cambiare.

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