“Violazione del codice deontologico”. Degni deferito ai probiviri

“Violazione del codice deontologico”. Degni deferito ai probiviri

Le dichiarazioni di Marcello Degni sui social in riferimento alla legge di Bilancio sono da giorni al centro della polemica per quel senso di “militanza” che trasudano e che un magistrato non si potrebbe permettere per il suo ruolo. L’imparzialità è una delle caratteristiche imprescindibili per un professionista in quel ruolo. “Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti“, ha scritto sui social Degni, consigliere della Corte dei Conti, che si prepara a intervenire sul caso. L’associazione magistrati della Corte dei Conti ha già “deliberato il deferimento al collegio dei probiviri per condotta violativa” del Codice deontologico nei confronti di Degni.

Nella nota si spiega che la decisione è stata presa “in merito alle esternazioni rese a titolo personale“, dal magistrato di nomina governativa, “attraverso i social network e riportate dagli organi di stampa“. Infatti, il codice deontologico al quale fa riferimento l’associazione magistrati della Corte dei Conti stabilisce che “Fermo il diritto alla piena libertà di manifestazione del pensiero, il magistrato si ispira a criteri di equilibrio e misura nel rilasciare dichiarazioni ed interviste ai giornali e agli altri mezzi di comunicazione di massa“. Ma non è finita qui, perché domani è in programma a partire dalle 17 l’adunanza straordinaria del consiglio di presidenza della Corte dei conti. La magistratura contabile aveva annunciato che la questione sarebbe stata “esaminata in via di urgenza nella prossima adunanza del Consiglio di presidenza per le valutazioni di competenza“.

Intervistato dal quotidiano La Stampa, Degni ha dichiarato di essersi espresso in quanto privato cittadino e non in veste di magistrato, rivendicando il suo diritto di espressione. Raggiunto da Affaritaliani, colui che nel suo messaggio ha parlato di “farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata“, ha spiegato di aver “soltanto rimarcato il diritto parlamentare delle opposizioni e non solo, una questione di metodo“. Rifiuta il dubbio sulla “militanza” e sostiene che la sua non fosse “partigianeria ma una questione di metodo, ripeto, di metodo, accaduta con governi di diverso colore politico con i quali negli ultimi si è sempre arrivati al via libera finale della manovra a ridosso di Capodanno“.

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