“I giudici non possono sostituire il potere politico”. La Russa striglia le toghe rosse

“I giudici non possono sostituire il potere politico”. La Russa striglia le toghe rosse

La guerra dei trent’anni tra politica e magistratura, che purtroppo ha segnato la vita del nostro Paese, continua a tenere banco nel dibattito pubblico odierno. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, non usa tanti giri di parole per denunciare le ultime invasioni di campo dei giudici “rossi” in materia di politica, o meglio, di immigrazione irregolare. “I giudici – sostiene la seconda carica dello Stato in una intervista a La Stampa non possono sostituirsi ai legislatori, auspico un rispetto reciproco”.

Un concetto tanto banale quanto poco ascoltato e ancora meno attuato. Gli esempi che vanno in questa direzione pericolosa si sprecano. L’ultimo caso di Iolanda Apostolico, il giudice di Catania che ha sconfessato deliberatamente il decreto Cutro varato dal governo, e quindi alleggerito la stretta dell’esecutivo sull’ondata migratoria, è solo l’ultimo tassello di un trend negativo che dura da decenni. Il concetto di “toga partigiana”, e quindi tolta di fatto della sua imparzialità, ha stancato non solo gli elettori italiani ma anche la politica stessa. Sulle sentenze anti-Meloni e pro-migranti, il presidente del Senato non ha alcun dubbio: “Quelli – spiega La Russa – sono casi specifici, in cui è sembrato che la funzione di quei provvedimenti avesse una funzione non solo di giustizia, ma di sostituzione del potere politico.

E non è quello – chiosa perfettamente La Russa – il compito del potere giudiziario”. Un monito, più o meno velato, a quella piccola parte della magistratura che da anni ha abbandonato la toga per scendere in campo e sostituirsi all’opposizione politica. Una “resistenza” all’esecutivo che di sicuro non giova alla normale dialettica tra potere giudiziario e potere legislativo. In questo nuovo anno, spiega La Russa,“auspico che prevalga il rispetto delle prerogative costituzionali dell’uno e dell’altro potere sempre con il reciproco rispetto che c’è nella stragrande maggioranza dei casi”.

Un nodo che dovrà essere sciolto in vista dell’avanzamento parlamentare della madre di tutte le riforme: la riforma dell’intera struttura istituzionale. Il premierato che ha in mente l’esecutivo, ora in discussione a palazzo Madama, ha già suscitato le reazioni critiche della sinistra amante dello status quo. Il presidente del Senato, incalzato nel merito, prova a mediare e assicura:“Sarò ancora pià imparziale di quanto già lo sia, se possibile, nel corso della riforma costituzionale”.

Una riforma che, giova ricordarlo, non ha nulla a che vedere con la “torsione autoritaria” denunciata dalle opposizioni. “L’obiettivo che il centrodestra si pone – sottolinea La Russa – è quello di evitare l’instabilità governativa e il rispetto della volontà popolare. Sul ruolo del Presidente della Repubblica il disegno è limpido: verranno ridotte solo quelle prerogative che, come spiega il presidente del Senato, “per prassi e non per la Costituzione, il Capo dello Stato ha dovuto meritoriamente svolgere in questi anni, quando mancavano le maggioranze parlamentari”.

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